Omicidio del Piave: «Anica è stata soffocata, il killer potrebbe averle tappato la bocca»

Giovedì 26 Ottobre 2023 di Maria Elena Pattaro
Omicidio del Piave: «Anica è stata soffocata, il killer potrebbe averle tappato la bocca»

SPRESIANO (TREVISO) - Soffocata con una mano premuta sulla bocca. Potrebbe essere stata uccisa così Anica Panfile, la 31enne romena trovata morta il 21 maggio scorso a Spresiano, in un’ansa del Piave. Sono passati cinque mesi dall’omicidio, ancora irrisolto, che vede come unico indagato (a piede libero) Franco Battaggia, 76 anni, titolare della pescheria “El Tiburon” di Spresiano dove la vittima, mamma di quattro bimbi, aveva lavorato fino a pochi mesi prima. A sollevare l’ipotesi del soffocamento sono gli stessi inquirenti, sulla base degli ultimi dettagli emersi. Dettagli che portano a riconsiderare le prime ipotesi formulate o quanto meno ad ampliare il ventaglio dei possibili scenari. «Sulle labbra della vittima sono state riscontrate alcune microlesioni» ha riferito ieri il procuratore Marco Martani. Il killer potrebbe dunque averle tappato naso e bocca impedendole di respirare. 


LA RELAZIONE
Per avere una risposta definitiva bisogna però attendere la relazione finale del medico legale Antonello Cirnelli, a cui il pm Valeria Peruzzo aveva affidato l’autopsia e i successivi accertamenti. Il cadavere presentava delle evidenti fratture sul cranio, tanto da far pensare che la donna fosse stata uccisa da una serie di colpi inferti con un oggetto contundente. Se siano stati quelli i colpi fatali oppure se siano serviti soltanto a tramortire la donna per poi soffocarla sarà la perizia a dirlo. Il deposito è previsto a breve. Di sicuro non è morta annegata: nei polmoni non aveva tracce d’acqua. Intanto sul tavolo del pm è arrivata la relazione dei Ris di Parma sui campioni prelevati dalla salma, sugli oggetti repertati nella villetta di Battaggia, ad Arcade e sui mezzi in uso al 76enne, ex primula rossa del Nord-Est e in passato vicino alla Mala del Brenta


L’ACCUSA
Il sospetto degli inquirenti è che il delitto si sia consumato proprio all’interno della villetta e che l’indagato abbia poi gettato il cadavere nel Piave. Il 18 maggio, pomeriggio della sua scomparsa, Anica lo aveva incontrato finito il turno all’Israa di Santa Bona, a Treviso, dove lavorava come cuoca. Anica abitava lì vicino, insieme ai suoi quattro bimbi, al compagno e alla madre. Quel pomeriggio la 31enne doveva ritirare alcuni documenti che le servivano per la dichiarazione dei redditi. Il suo cellulare aveva smesso di dare impulsi verso le 16.30: l’ultima cella agganciata è ad Arcade. Poi più nulla. La giovane mamma verrà ritrovata cadavere tre giorni dopo sul greto del Piave, da un pescatore. Battaggia ha sempre sostenuto di averle dato un passaggio fino al punto in cui lei aveva appuntamento con un altro uomo, che lui non conosceva. Il “re del pesce” aveva riferito anche di una richiesta di denaro: Anica gli avrebbe chiesto 10mila euro, lui gliene avrebbe consegnati la metà.

Ma il compagno Luigino De Biase aveva smentito le difficoltà economiche: l’unico debito della famiglia era una cartella Inps di circa mille euro. Era stato proprio lui a denunciare ai carabinieri la scomparsa della compagna, il pomeriggio stesso. Ora attende che sia fatta chiarezza e giustizia, anche per quei quattro bimbi rimasti senza mamma. Da cinque mesi la famiglia continua a chiedersi chi può averla uccisa e perché.

Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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