PORDENONE - Il "Caso K" (da Kennedy), come in provincia viene denominato tra i corridoi delle scuole, torna a far discutere. Questa volta riguarda più un aspetto figlio del burocratese che per chi non è addentro le questioni della scuola è di difficile comprensione. Eppure, il clima di sospetti di cui più volte si è parlato pare non placarsi. Venerdì scorso un docente membro delle Rsu, le rappresentanze sindacali unitarie, è stato accusato dalla dirigente scolastica di una raccolta firme contro di lei. I sindacati hanno confermato l'episodio e negato che questo docente stesse architettando una raccolta firme contro la preside. Il clima di sospetti, il voler cercare chi si oppone all'operato della dirigente del Kennedy sta diventando una costante.
I rapporti sono tesi, si evince dalla protesta studentesca in nome dell'assenza di dialogo, dalla lettera con oltre mille firme degli allievi rivolta al ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara. «La maggioranza delle Rsu - dichiarano i sindacati rappresentativi del Kennedy - ha sospeso le trattative per la firma del contratto di istituto che doveva avvenire entro il 30 novembre scorso, una data che generalmente non viene rispettata, ma qui siamo davanti ad un tempo dilatato, negli altri istituti della provincia la contrattazione è chiusa da parecchio tempo».
All'interno del Kennedy si trovano tre rappresentanti della Cisl scuola, due della Flc-Cgil, una della Gilda. Cinque componenti su sei sono stati concordi nel sospendere la trattativa.
«In realtà - spiegano le segreterie provinciali rappresentate all'interno dell'istituto - il docente non stava raccogliendo delle firme contro la dirigente. Guardiamo con attenzione e preoccupazione all'iniziativa degli studenti ed esprimiamo la nostra solidarietà. Desideriamo che il Kennedy, un istituto grande e importante di Pordenone, ritorni ad essere com'è sempre stato all'insegna delle buone relazioni».
Era, quindi, prevista ieri una riunione sindacale successiva che è andata deserta.
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