PORDENONE - Sembra un incontro di pugilato: da un lato una dirigente scolastica, Laura Borin che siede sullo scranno del Kennedy di Pordenone; dall'altro le componenti rappresentative più alte del consiglio di istituto e degli studenti. Tutto questo accade in un luogo che dovrebbe essere la massima espressione del dialogo: la scuola.
LA POSIZIONE
"Questo gesto dello studente – dichiarano Fabio Valeri, presidente del Consiglio di istituto e la sua vice, Elisabetta Zattin – rende manifesto il forte disagio che le diverse componenti scolastiche, segnatamente gli studenti, vivono quotidianamente all'interno dello stesso e mette in discussione persino la possibilità che le operazioni di fine anno scolastico possano svolgersi con la necessaria serenità. In questi mesi abbiamo regolarmente informato gli uffici competenti di quanto accadeva. Ora riteniamo che sia necessario un convincente segnale di discontinuità per riportare serenità al Kennedy".
ALTRO NODO SCOPERTO
Un braccio di ferro che fa riferimento a ruggini che risalgono allo scorso agosto, con "due determine dirigenziali passate sotto silenzio", come hanno spiegato Valeri e Zattin che si riferivano all'acquisto di "seggiole di plastica e un tramezzo mobile che di fatto segnano lo smantellamento dell'aula magna". Perché non lasciare la sala insegnanti al consueto posto? Perché cercare motivi di disaccordo? Domande che restano tali, perché il dialogo si è interrotto. "I docenti sono stati espulsi – riferiscono Valeri e Zattin – dalla storica e adeguata sala insegnanti si ritrovano relegati in un corridoio e in un pezzo dell'aula magna, il locale destinato al Consiglio di istituto viene adibito a stamperia, la funzione dell'aula magna è depotenziata con grave disagio persino delle attività più strettamente didattiche come test, prove di certificazione". Non era un caso che la presidenza, vicepresidenza, sala insegnanti, l'ufficio tecnico, la sala consiglio fossero in un'unica ala, perché era un luogo di dialogo. «Questo è stato soppresso: inaccessibile a studenti, genitori e persino ai docenti che vi accedono su convocazione e previo accompagnamento dell’addetto alla portineria, in qualche caso anche con l’esibizione del documento di identità personale. Al dialogo si è sostituita la tensione e la chiusura», denunciano i massimi rappresentanti del Consiglio di istituto del Kennedy, ricordando che i membri del medesimo sono stati lasciati fuori dai cancelli, gli studenti iscritti alla donazione del sangue non hanno potuto avvalersi dell’emoteca ambulante dell’Avis. Da indiscrezioni raccolte la dirigente avrebbe detto “alla scuola non interessa”. «Le istanze della vita scolastica portate dai rappresentanti di genitori, studenti e docenti sono costantemente inascoltate, arrivando alla recente seduta del Consiglio di istituto tenutasi al di fuori della scuola. L’elenco potrebbe essere più lungo – riferiscono i rappresentanti di istituto». La paura è che questa situazione vada ad inficiare la reputazione di uno degli istituti più importanti della regione o, peggio, arrivi alle sfere più alte. «Il calo delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico è un evidente campanello d’allarme», affermano Valeri e Zattin pronti a continuare la battaglia per il ritorno del dialogo al Kennedy.
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