SAN DONÀ - La lettera di Alberto Teso, sindaco di San Donà di Piave, sulle famiglie arcobaleno.
Caro direttore, sono sindaco della città di San Donà di Piave da poco più di un mese e mi sono già dovuto confrontare con il delicato tema delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e, di riflesso, con quello della trascrizione dell'atto di nascita di bimbi di coppie omogenitoriali.
Queste tre persone hanno un'unica possibilità: l'adozione cosiddetta "in casi speciali" (art. 44 l. 184/83), che previo accertamento delle condizioni di legge da parte del Tribunale, deroga alle norme generali in materia di adozione (mancando, in primo luogo lo "stato di adottabilità" del bimbo, che non è "abbandonato", ma ha quantomeno una madre). Questo per una coppia normale o, se non piace il termine, "tradizionale". Per una coppia omosessuale, invece, si vorrebbe creare un altro binario, molto più agevolato: il bimbo, figlio di uno solo dei componenti la coppia, dovrebbe essere inserito nell'atto di nascita come figlio di entrambi. Così, puramente e semplicemente, con una mera dichiarazione allo Stato Civile. A me pare che, senza entrare nel merito della legittimità o meno di un tale atto, si verrebbero a discriminare fortemente tutte le altre coppie, dell'esempio precedente, le quali dovrebbero in ogni caso passare attraverso il vaglio del Tribunale, mentre la coppia omosessuale che ha celebrato solo un'unione civile otterrebbe un vantaggio spropositato (e discriminatorio) rispetto alla coppia unita in matrimonio. Non mi pare giusto.