Mestre, dalla scatola nera del bus prime verità sulla strage. Dinamica, volo e impatto ecco cos'è successo

Indagini sull'incidente in cui hanno perso la vita 21 persone e 15 sono rimaste ferite

Sabato 7 Ottobre 2023 di Gianluca Amadori - Nicola Munaro
L'autobus dopo il volo

MESTRE - La prima perizia per cercare risposte al tragico incidente del cavalcavia superiore di Marghera, costato 21 morti e il ferimento di altre 15 persone, riguarderà la scatola nera del bus della società “La Linea”, le riprese delle telecamere interne al mezzo e il telefonino cellulare dell’autista.
L’incarico di analizzare il materiale sarà affidato ad un esperto informatico della società Venis, già individuato, nel corso di un’udienza alla quale saranno chiamate a partecipare tutte le parti offese, le quali potranno nominare un consulente di propria fiducia.
Dopo l’autopsia sul corpo dell’autista, il trevigiano Alberto Rizzotto (i cui primi risultati sono stati tenuti segreti dal procuratore Bruno Cherchi) la procura di Venezia sta accelerando i tempi sul fronte degli accertamenti tecnici.

LA PERIZIA
Il più importante è quello finalizzato a ricostruire la dinamica (analizzando anche i resti del bus e dunque verificando l’eventualità di un possibile guasto) e ad accertare le condizioni del guardrail: quasi certamente sarà affidata la prossima settimana.

Non è escluso che, in vista di quella perizia, la pm Laura Cameli decida di iscrivere i primi nomi sul registro degli indagati, concentrandosi su coloro i quali avevano responsabilità della manutenzione del tratto di strada, dismesso da Anas nel 2001, per passare prima alla Provincia e poi al Comune. Ma la procura potrebbe anche decidere di agire in modo diverso: ovvero disporre la consulenza senza alcun indagato, con l’obiettivo di meglio capire se siano ipotizzabili responsabilità di qualche tipo e poi agire di conseguenza. In tal caso, però, i risultati non avranno valore di prova per le persone che dovessero essere eventualmente individuate come responsabili, e dunque sarà necessario in futuro procedere con una nuova perizia.

DOCUMENTI GIÀ IN PROCURA
Gli inquirenti hanno provveduto ad acquisire nuove carte negli uffici del Comune in relazione ai lavori di ristrutturazione da poco iniziati lungo il cavalcavia superiore di Marghera. Gran parte della documentazione relativa all’opera stradale si trovava già in procura da più di un anno: era stata acquisita, infatti, dopo alcuni articoli di stampa che davano conto del grave stato di salute del manufatto e delle dichiarazioni dell’assessore ai lavori pubblici, Renato Boraso, il quale ammetteva che la situazione era seria e richiedeva un intervento urgente. Non è stato possibile sapere se la procura di Venezia avesse assunto qualche iniziativa dopo aver acquisito e analizzato il corposo incartamento.


Nel frattempo emergono ulteriori particolari in relazione alla dinamica del tragico incidente che, secondo le ipotesi maggiormente accreditate troverebbe spiegazione in un malore dell’autista. La ricostruzione iniziale, secondo cui il bus si sarebbe volato dopo essersi “infilato” nel varco di servizio, viene smentito da evidenze concrete. Dopo aver strisciato sul guardrail con la fiancata destra per una cinquantina di metri (i bulloni delle ruote hanno lasciato evidenti tracce), il bus è salito sul cordolo con le ruote di destra, ha proseguito la sua corsa sulla banchina sotto la quale sono agganciati i sottoservizi (cavi elettrici e tubi) fin quando alcune listarelle in cemento armato che compongono il bordo del cavalcavia hanno ceduto, non essendo state pensate per sorreggere pesi da 13 tonnellate. A questo punto, circa 5 metri dopo il varco di servizio, il bus ha divelto un tratto di guardrail, per poi precipitare nel vuoto, capovolgendosi. Erano le 19.38 e 38 secondi del 3 ottobre.

I REPERTI
Un pezzo di guardrail (o di palo di sostegno dello stesso) è stato rinvenuto infilzato nella parte frontale sinistra del mezzo a testimoniare l’impatto. Il punto esatto dell’urto è documentato dalla lamiera contorta del pezzo di guardrail caduto assieme al bus.
Soltanto due delle vittime risultano aver riportato ustioni letali, segno che l’incendio è stato limitato, e circoscritto alla zona vicina alle batterie del bus elettrico. Le lesioni riportate da tutti gli altri sono conseguenti al violentissimo urto.
All’interno dei quasi cento metri di cavalcavia posti sotto sequestro da polizia locale e carabinieri, si contano 27 segni di vernice gialla sull’asfalto: sono in corrispondenza dei reperti del bus rinvenuti nel corso degli accertamenti. Tra questi figurano l’adesivo blu con la freccia bianca incollato sul lato posteriore del mezzo ad indicare alle macchine su quale lato superare, poi un altro adesivo nel quale si intravede la scritta “uscita”. Il pezzo più grosso è lo specchietto retrovisore, rinvenuto appoggiato (e inscritto in un cerchio giallo) nel punto in cui la banchina ha ceduto.

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Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 15:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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