Dopo la tragedia del bus il campeggio "Hu" blindato per proteggere i parenti delle vittime e i feriti

Intanto si sta tornando alla normalità con l'arrivo di nuovi turisti

Venerdì 6 Ottobre 2023 di Giulia Zennaro
Dopo la tragedia del bus il campeggio "Hu" blindato per proteggere i parenti delle vittime e i feriti

MESTRE - Il campeggio Hu Venezia ritorna lentamente alla sua routine dopo giorni frenetici, andirivieni di parenti di vittime e feriti del disastro del bus che vengono accolti e assistiti nel difficile compito di recuperare gli effetti personali delle persone ricoverate in ospedale o, purtroppo, decedute.
Le navette che portano a Venezia sono tornate attive fin da subito, ce ne sono molte ad attendere i turisti fin dalla mattina. La sorveglianza, all'interno del campeggio, è severa: i parenti delle persone coinvolte nel disastro sono alloggiate all'interno della struttura ma non sono ospiti dei bungalow riservati ai turisti e, comunque, non se la sentono di parlare con nessuno.


SMARRITE
Due donne, parenti della cittadina sudafricana Annette Pearly Arendse, di 58 anni, rimasta uccisa nello schianto, si aggirano smarrite per il campeggio, avvicinate dai giornalisti, ma quando vedono le telecamere fuori ad attenderle si richiudono nel loro dolore e chiedono di essere lasciate in pace. Le pittoresche stradine del campeggio, con nomi che rievocano la vicinissima Venezia, sono quasi deserte: i pochi turisti presenti nel camping sono fuori per una gita, arrivati in mattinata o da appena un giorno prima, molti nemmeno sanno della tragedia che ha interessato alcuni dei precedenti ospiti. "Un bus è caduto da un cavalcavia? Che cosa orribile. Non ne sapevamo niente, siamo appena arrivati. Si è salvato qualcuno?" chiedono due ragazzi dell'Est. "Io mi occupo solo di pulire le camere, nessuno mi dice niente", dice timida una cameriera.
"Siamo a disposizione dei parenti, aiuteremo in ogni modo possibile.

Tra oggi e ieri sono arrivate diverse famiglie e ne arriveranno altre nei prossimi giorni ma non possiamo far sapere niente per la loro riservatezza", rispondono laconici dal campeggio. Paolo Pillon, presidente Sipem Sos Veneto (la Società Italiana Psicologia dell'Emergenza), ha parlato con diversi parenti delle persone coinvolte nello schianto e spiega il difficile compito che lui e i suoi colleghi stanno svolgendo da giorni.

La testimonianza choc: «Stavo camminando sotto il cavalcavia e l'ho visto volare giù»


I VOLONTARI
Un compito frutto di un lavoro di squadra che, sottolinea il dottore, non ha precedenti nella storia di questa regione: "Il nostro intervento come psicologi dell'emergenza volontari di Protezione civile in questa terribile tragedia è stato inizialmente di individuare le criticità e i bisogni per un intervento precoce, attraverso poi un sostegno psicologico ai familiari delle vittime, amici e conoscenti. Abbiamo collaborato con le forze dell'ordine e il commissariato di Polizia insieme ai nostri colleghi dell'Ulss 3 Serenissima dell'ospedale dell'Angelo anche per il ricongiungimento dei familiari, coordinandoci prevalentemente attraverso la dottoressa Rita Lorio, responsabile delle emergenze e di psicotraumatologia e con il dottor Moreno De Rossi, direttore del Dipartimento di Salute mentale, sostenendo i familiari anche nel difficile compito, alcune volte, di riconoscere le vittime. Un grazie particolare per il meraviglioso lavoro svolto dai Consoli presenti dei vari stati stranieri che, insieme anche ai numerosi interpreti e agli psicologi con conoscenze di lingue straniere, hanno permesso un lavoro di équipe mai sperimentato prima".

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci