La partigiana Del Din, agente segreto per Sua Maestà il re d'Inghilterra: «Sono una patriota, ho combattuto per tutti»

Mercoledì 17 Gennaio 2024 di Angela Pederiva
La partigiana Del Din, agente segreto per Sua Maestà il re d'Inghilterra: «Sono una patriota, ho combattuto per tutti»

Il suo nome è Del Din, Paola Del Din. Come per James Bond, sapevamo già chi è e che cosa ha fatto, ma ora a certificarlo sono anche le carte a lungo custodite nei British National Archives e di recente desecretate dal Governo del Regno Unito: la partigiana “Renata”, o come precisa lei «patriota perché io ho combattuto per tutti», nata nel 1923 a Tai di Cadore e a tutt’oggi residente a Udine, unica Medaglia d’oro al Valor militare della Resistenza ancora vivente, è stata uno 007 di Sua Maestà.

Una delle Churchill’s Italian Angels, come documenta il libro dello storico britannico Bernard O’Connor, raccontando le storie delle 24 donne che furono gli angeli italiani di sir Winston durante la Seconda Guerra Mondiale, ingaggiate come agenti segreti dallo Special Operations Executive.

LA SCHEDA

Fra i documenti declassificati, spunta ad esempio la scheda identificativa della giovane Del Din, compilata a mano dal Soe: «Altezza: 1,70. Peso: 60 kg. Capelli: biondi. Occhi: grigi. Corporatura: snella. Segni particolari o peculiarità: parla rapidamente». La giornalista e autrice Nicoletta Maggi, che con O’Connor ha firmato un saggio sull’infiltrazione britannica degli agenti sovietici in Italia, ne ha parlato l’altra sera a London One Radio: «In quei file troviamo annotazioni per noi inconsuete. Per esempio di Paola scrivevano: “È molto bella, però è anche intelligente e va d’accordo con tutti”. L’arguzia di Winston Churchill è stata quella di mettere in campo le agenti segrete, molto carine e abbastanza giovani. Abituati alle tre K di Kinder-Kirche-Küche, per cui le donne dovevano stare con i bambini, in chiesa e in cucina, i nazisti non immaginavano che queste persone, magari truccate ma molto serie e preparate, potessero essere delle spie che li imbrogliavano».

IL VIAGGIO

Eloquente è il racconto del rocambolesco viaggio dell’agente segreta Del Din dal Nordest al Sud, dopo la morte dell’amato fratello Renato di cui aveva preso il nome di battaglia e raccolto l’eredità ideale, per consegnare dei documenti riservati al Comando Alleato. Parola d’ordine: «Cerco il Maggiore Biondo». Soldi per le eventuali spese: 12.000 lire. «Gli inglesi – ha spiegato Maggi – descrivono tutto quello che lei fa: prende il treno e raggiunge Bologna, ma deve procedere oltre e non sa come riuscirci, allora ferma una pattuglia di nazisti dicendo che suo padre colonnello degli alpini è prigioniero in India e che sua madre è a Firenze molto malata, per cui deve andare a prendersene cura. Così riesce ad ingannarli e ad arrivare fino a Monopoli. A quel punto gli Alleati, ringraziandola per aver messo a rischio la sua vita, le chiedono cosa vuole in cambio e lei ottiene la liberazione del papà Prospero. Non è un caso se un giorno mamma Ines le ha detto: “Tu non sei una ragazza, sei il diavolo!” Del resto Paola ha effettuato 11 lanci con il paracadute e nell’ultimo si è rotta una caviglia, ma nonostante la frattura, ha continuato a fare la staffetta per i partigiani e la 007 per gli alleati. La prova è arrivata dalla declassificazione degli archivi, ma pure dagli auguri di re Carlo d’Inghilterra per il suo centesimo compleanno, lo scorso 22 agosto». A portarglieli è stato l’ambasciatore Ed Llewellyn, che sul social X ha postato foto e cronaca dell’incontro: «Ho fatto visita alla signora Del Din nella sua casa di Udine per ringraziarla per il suo coraggioso servizio nella Seconda Guerra Mondiale. Fu incaricata dal capo della missione Soe locale, Sqd Ldr (comandante di squadriglia, ndr.) Manfred Czernin, di portare documenti segreti a Firenze nel luglio 1944. Mi ha raccontato (in un bellissimo inglese) quel viaggio e come per l’ultima tappa abbia audacemente fatto l’autostop su veicoli tedeschi. Dopo aver consegnato con successo i documenti, è stata trasferita via Roma alla base Soe di Monopoli. Lì intraprese l’addestramento con il paracadute e il 9 aprile, dopo 10 tentativi falliti, venne paracadutata vicino a Udine come parte della missione “Bigelow”, in qualità di corriere».

LE ALTRE

Come lei, anche altre: c’era chi garantiva vitto e alloggio, chi nascondeva esplosivi e armi per i partigiani e forniva informazioni militari, chi preparava materiale di sabotaggio, chi scattava fotografie di obiettivi sabotati, chi faceva propaganda della Bbc. Il libro di O’Connor svela che la più anziana aveva 64 anni e la più giovane (Del Din) 21: cinque erano studentesse, tre lavoravano in ufficio, due erano casalinghe, altre erano negozianti, insegnanti e sarte. Una era scrittrice: Fausta Cialente Terni, che si era formata culturalmente a Trieste. L’elenco ricostruito dallo storico comprende poi Anna Vishovitch, Maria Ciofalo, Maddalena Dufour, Anna Maria Cialvi, Anna Danti, Enrica Filippina-Lara, Augusta Langha, Olga Molinatti, Leda Santi, Maddalena Madureri, Elda Pandini, Carla Boattini, Anna Maiano Irgher, Anna Sabbadini, Mary Arnaldi, Ida Serafino Bastianello, Ines Pasquarelli, Elide Galloni, Maria Rigeli, Emma Bocchi, Francesca Carabelli e Anna Giovannini. «Per la maggior parte sono morte – ha sottolineato Maggi – ma molti italiani non hanno mai conosciuto il loro valore. Non è giusto che non si sappia quanto queste donne hanno sacrificato la loro vita per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo».

LA LETTERA

Per illuminarne la figura, sono state così pubblicate le carte rimaste inedite per 80 anni. Come la lettera scritta da “Renata” il 28 novembre 1944, con garbo tutto femminile: «Gentilissimo Tenente Gerardo, ho ricevuto il suo biglietto e poi oggi ho potuto vedere mio padre: la ringrazio di tutto per iscritto ma, dato che desidererei parlare con Lei, spero di poterlo fare presto anche a voce. Abbiamo trovato veramente ottima e brillante l’idea del caminetto e speriamo solo che si possa attuare presto; quanto alla legna stia pur tranquillo che appena giunto il momento, organizzeremo un servizio magnifico. Anche la radio, che ci è giunta proprio domenica, ci ha fatto un gran piacere: l’unico peccato è che una delle batterie ha voluto vendicarsi delle nostre insistenze per ottenere l’apparecchio ed ha funzionato solo per tre quarti d’ora. Ho pensato una cosa che spero Le farà piacere: perché non viene a trovarci una volta e non si ferma a colazione? Ci farebbe molto piacere ed io potrei così parlarle: se ci avvisa qualche ora prima, Le faccio trovare un pranzetto coi fiocchi, che compenserebbe la fatica della strada...».

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Ultimo aggiornamento: 10:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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