Strage di Mestre. Coppia tedesca salvata da due minuti di ritardo: «Così abbiamo perso il bus della morte»

Giovedì 5 Ottobre 2023 di Angela Pederiva
Strage di Mestre. Coppia tedesca salvata da due minuti di ritardo: «Così abbiamo perso il bus della morte»

MESTRE (VENEZIA) - Sopravvissuti alla strage grazie a un ritardo di due minuti. Un’inezia, che lì per lì ha fatto anche litigare una coppia di tedeschi in vacanza a Venezia con la figlioletta, i quali hanno così perso l’autobus della strage.

A raccogliere la loro testimonianza è stato ieri Jörg Völkerling, giornalista del quotidiano Bild, registrando anche un drammatico retroscena: i due turisti hanno provato a telefonare al campeggio Hu, affinché venisse chiesto all’autista Alberto Rizzotto di fermarsi ad aspettarli, ma hanno sbagliato numero.


LA PARTITA
Il 30enne Ferhat e la 31enne Emine, arrivati da Heidenheim con la loro figlia Zara di 1 anno, volevano rientrare dalla gita a Venezia in tempo per Copenhagen-Bayern. Ha spiegato lui: «C’era la Champions League. Ma abbiamo saltato l’orario delle 19.30 di due minuti. Mi sono lamentato con mia moglie: faremo tardi per colpa tua e non posso guardare la partita per colpa tua. Poi abbiamo aspettato la corsa successiva alla stazione Marittima. Abbiamo atteso un’ora: 20.30, 35, 40, il bus ancora non c’era. Altri hanno chiamato l’hotel e hanno detto che c’era stato un grosso incidente, ma ovviamente ancora non sapevamo che era la nostra corriera». Ha aggiunto lei: «Mentre aspettavamo, alle 19.32, diverse auto della polizia andavano in quella direzione. Ci chiedevamo perché non arrivasse l’autobus, avevamo con noi una bimba piccola e c’erano anche persone anziane che aspettavano lì. Poi è arrivata la notizia che c’era stato un incidente». Marito e moglie con la figlia sono tornati all’alloggio a piedi, «dopo aver camminato per 40 minuti», sentendo al telegiornale che il mezzo precipitato era proprio quello che avrebbero voluto prendere loro. 


LA PIZZA 
Da martedì sera Emine e Ferhat si arrovellano su quell’appuntamento, fortunatamente mancato, con il destino. Ha spiegato lei: «Non riuscivamo proprio a decidere dove volevamo mangiare. Siamo arrivati nel centro storico alle 19, ma non avevo voglia di portare il passeggino sui ponti più grandi. Alle 19.22 ho detto a mio marito: va bene, andiamo a mangiare in albergo». Ma otto minuti non sono bastati per arrivare alla fermata, come ha ribadito lui: «Volevo vedere la partita e volevo mangiare una vera pizza cotta nel forno a pietra qui in Italia. E ho notato che a Venezia non c’era. Ho pensato: che mangi qui o in hotel, è la stessa cosa. Ecco perché volevamo andare in hotel con il pullman delle 19.30. Ma lo abbiamo perso e forse è per questo che siamo ancora vivi adesso». È bastato un niente. Ha evidenziato la moglie: «Gli ho detto di telefonare all’hotel e dirgli di chiamare l’autista dell’autobus, due minuti non sono importanti. Ma c’è anche un campeggio Hu. Insomma abbiamo contattato il posto sbagliato». Ha confidato il marito: «Pensavamo che il conducente avrebbe aspettato, se avesse saputo che c’erano altri due ospiti in arrivo. Ma così ci saremmo stati anche noi su quell’autobus...». 


IL DUBBIO
Probabilmente ai due turisti tedeschi resterà per sempre il dubbio su cosa sarebbe potuto succedere: forse una deviazione del percorso avrebbe riscritto questa storia? «Non siamo riusciti a dormire fino alle 2 del mattino – hanno mormorato – quando ci siamo davvero resi conto di cos’era successo. Noi diciamo che esiste una buona morte, quella in cui si muore serenamente a letto. Ma poi succedono anche cose del genere. Che dire? Non abbiamo saputo fare altro che abbracciare nostra figlia...».

Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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