Alida e Giancarlo portano il figlio 15enne sul luogo della strage: «Guarda cosa può succedere»

Martedì 16 Agosto 2022 di Maria Elena Pattaro
Alida e Giancarlo portano il figlio 15enne sul luogo della strage: «Guarda cosa può succedere»
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GODEGA - Portano il figlio di 15 anni sul luogo della strage per fargli capire che per strada si rischia di morire: moniti e raccomandazioni «non sono favole». Soprattutto su certe strade, come la famigerata via Cordignano che conta già sei croci in tre anni. «Fra qualche anno il nostro ragazzo farà la patente. Siamo venuti qui per fargli vedere cosa potrebbe succedere» dicono Alida Perin e il marito Giancarlo Lot. Abitano a Godega, poco distante dal luogo dell'incidente. Un monito che fa leva sull'effetto-choc. Proprio come era successo per le campagne di sensibilizzazione negli anni Novanta con le carcasse delle auto incidentate posizionate in bella vista davanti ala sede della Provincia. E come ha annunciato l'Usl 2 che propone di proiettare direttamente nelle autoscuole immagini forti degli incidenti e testimonianze di persone rimaste invalide a causa degli schianti. Tutto pur di mettere un freno al bollettino di guerra sulle strade. Lo scenario che il 15enne Aidan si è trovato di fronte era sicuramente d'impatto, nonostante l'auto fosse stata rimossa e la strada ripulita.

Le tracce dell'impatto erano ancora ben visibili: i detriti sparsi nel fosso e sul campo, la quercia scorticata, le macchie di sangue. E la mesta processione di amici e parenti: chi a portare un fiore, chi a piangere in silenzio. Oltre al capannello di cronisti a documentavano una strage del sabato sera su cui per gravità e portata si sono accesi i riflettori nazionali.

Ecco chi sono le giovani vittime

L'APPELLO

«Troppi morti, troppe giovani vite spezzate - dicono i due genitori riferendosi in particolare alla strada della morte come l'hanno ribattezzata i residenti- È stato come rivivere la tragedia di due anni fa, stavolta amplificata dal fatto che i ragazzi deceduti sono quattro. Il dolore non passa, nessuno riporterà indietro questi ragazzi ma possiamo fare in modo che non ne muoiano altri». Come? Educazione stradale e campagne di sensibilizzazione non bastano, secondo i residenti. Per quanto siano fondamentali per fornire gli strumenti necessari a un corretto utilizzo della strada e ad acquisire consapevolezza dei rischi. Servono anche adeguati interventi sulle strade, così da ridurne i rischi. «Mettano dei rallentatori, dei dossi o che raddrizzino la strada se necessario -è lo sfogo di Giancarlo Lot- Non si può continuare a morire così».

La nonna di Daniele, morto nello schianto. Il dolore delle famiglie e degli amici delle vittime

LE CRITICITA'

Via Cordignano collega Cordignano e Godega e presenta una curva posizionata al termine di un lungo rettilineo. In quel tratto c'è il limite dei 50 chilometri orari, che però in pochi rispettano. La competenza è comunale, dunque spetta all'amministrazione intervenire con eventuali strumenti di dissuasione e provvedimenti per aumentarne la sicurezza. «È una strada che invita a correre. Ho detto più volte al sindaco di sistemarla», dice Luigia Naibo. «Qui i ragazzi muoiono e moriranno ancora se non si interviene -afferma Licia, un'altra residente che abita all'altezza della curva- Voglio lanciare un appello ai sindaci, a Zaia, a chiunque abbia il potere di intervenire -dice Licia- Vi prego sistemate le strade! Aiutate i nostri ragazzi a vivere». «Valuteremo seriamente quali contromisure adottare» replica a distanza la sindaca di Godega Paola Guzzo, che esprime vicinanza alle famiglie delle vittime.

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Ultimo aggiornamento: 17 Agosto, 17:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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