Tangenti, l'ex poliziotto va in carcere: Renzo Dalla Costa, detto "la volpe", deve scontare 5 anni

Giovedì 6 Luglio 2023 di Marco Aldighieri
Renzo Dalla costa e il carcere Due Palazzi

PADOVA - La "mente" del sistema corrotto dei permessi di soggiorno ai cinesi ottenuti in cambio di mazzette, dal tardo pomeriggio di ieri è dietro alle sbarre di una cella della casa di reclusione Due Palazzi. Renzo Dalla Costa, 55 anni di Campo San Martino detto la "Volpe", dovrà scontare in carcere 5 anni e tre giorni.
I giudici della Corte di Cassazione hanno confermato le sentenze di primo e secondo grado, così la condanna a cinque anni e sei mesi è diventata definitiva.

Costa però, tra il febbraio e l'agosto del 2017, aveva già scontato sei mesi agli arresti domiciliari. È stato prelevato nella sua abitazione da quelli che un tempo erano suoi colleghi.

I FATTI
L'ex poliziotto utilizzava un meccanismo semplicissimo per intascare il denaro: attraverso una decina di società procurava un lavoro e una residenza agli asiatici da regolarizzare. Appena il cinese godeva fittiziamente di un impiego e di una casa, Dalla Costa faceva emettere il permesso di soggiorno dall'Ufficio immigrazione. In totale, nell'arco di poco più di tre anni, si era intascato tangenti per 200 mila euro. I permessi di soggiorno rilasciati con questo "sistema" sono stati circa 400.
Il Gip padovano Margherita Brunello nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Renzo Dalla Costa aveva scritto: "Il fatto che un funzionario di polizia, in un momento simile per il terrorismo, permetta con queste modalità corruttive l'accesso e il transito di stranieri extracomunitari non identificati, è un fatto gravissimo". L'ex poliziotto era stato incastrato dagli uomini della Squadra mobile coordinati dal pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini.

L'ALTRO PROCESSO
Ma per la "Volpe" i guai con la giustizia non sono finiti: Dalla Costa si trova di nuovo a giudizio, davanti ai giudici del Tribunale collegiale, insieme ad altri sette imputati (tre sono già usciti di scena con un patteggiamento) nel filone bis sulle mazzette in Questura per ottenere i permessi di soggiorno. Il suo braccio destro, in questa secondo filone dell'indagine sempre condotta dal pm Dini, sarebbe risultato essere un assistente capo, residente a Padova con un passato da sindacalista del Coisp da dove è stato espulso.
Per l'accusa anche questo poliziotto, in collaborazione con un paio di consulenti del lavoro, un commercialista e alcuni stranieri, ha ricevuto somme di denaro e tangenti per allegare documentazione falsa alle pratiche per la concessione dei permessi di soggiorno a favore di cittadini cinesi. Come, certificati di residenza, certificati di conoscenza della lingua italiana e certificati di rapporti di lavoro con false buste paga. E della falsità delle carte, ancora secondo l'accusa, erano a conoscenza sia l'ex sindacalista e sia Dalla Costa.
 

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