Tangenti sui permessi di soggiorno; 5 anni all'ex sovrintendente capo

Venerdì 12 Aprile 2019 di Marco Aldighieri
Renzo Dalla Costa
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PADOVA - La mente del sistema corrotto dei permessi di soggiorno ai cinesi ottenuti in cambio di mazzette è stata condannata. Ieri mattina il Gup, in rito abbreviato, ha inflitto cinque anni e sei mesi all'ex sovrintendente capo della polizia Renzo Dalla Costa, 51 anni di Campo San Martino difeso dall'avvocato Giovani Chiello. Il pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini, aveva chiesto una condanna a sei anni. Ma i guai per quello che veniva chiamato La Volpe non sono ancora terminati. Infatti è finito indagato anche nel filone bis dell'inchiesta sulle tangenti in Questura, dove tra gli 11 iscritti sul registro degli indagati c'è pure l'ex sindacalista del Coisp (sindacato di polizia) Fausto Fanelli, 51 anni e residente in città.

IL MECCANISMO L'ex sovrintendente capo utilizzava un meccanismo semplicissimo per intascare denaro: attraverso una decina di società procurava un lavoro e una residenza agli asiatici da regolarizzare. Appena il cinese godeva fittiziamente di un impiego e di una casa, Dalla Costa faceva emettere il permesso di soggiorno dall'Ufficio immigrazione. In totale, nell'arco di poco più di tre anni, si è intascato tangenti per 200 mila euro. I permessi di soggiorno rilasciati con questo sistema sono circa 400. Il Gip Margherita Brunello nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Renzo Dalla Costa aveva scritto: Il fatto che un funzionario di polizia, in un momento simile per il terrorismo, permetta con queste modalità corruttive l'accesso e il transito di stranieri extracomunitari non identificati, è un fatto gravissimo. 
IL FILONE BIS Dalla Costa anche nel secondo stralcio delle indagini è considerato dagli inquirenti il capo, e il suo braccio destro sarebbe l'assistente capo Fausto Fanelli. Quest'ultimo, in collaborazione con un paio di consulenti del lavoro, un commercialista e alcuni stranieri, avrebbe ricevuto somme di denaro, mazzette, per allegare alle pratiche per la concessione dei permessi di soggiorno a favore di cittadini cinesi documentazione falsa. Come, certificati di residenza, certificati di conoscenza della lingua italiana e certificati di rapporti di lavoro con false buste paga. E della falsità delle carte, ancora secondo l'accusa, erano a conoscenza sia Fanelli e sia Dalla Costa. Le tangenti per il rilascio dei facili permessi di soggiorno risalirebbero almeno al 2010. L'artefice, colui che avrebbe messo in piedi il sistema d'affari illegale, per l'accusa sarebbe il poliziotto Vito Pacifico. L'agente avrebbe preso contatto con i cinesi e si sarebbe fatto pagare per procurargli in tempi brevi un regolare permesso di soggiorno: è stato rinviato a giudizio.
 
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