PADOVA - La passerella di via Goito non è un ponte qualsiasi.
LA DIFESA
Eppure c’è qualcuno che la difende, l’Associazione Archivio Romaro (www.studioromaro.it) nata nel 2019 per valorizzare e rendere fruibile il patrimonio progettuale e documentale dei lavori dell’ingegner Giorgio Romaro e della ditta Enzo e Aldo Romaro. Quest’ultima in quegli anni edificò strutture pensili di questo tipo ancora oggi richiamate nei libri di tecnica. Non che non ci siano stati contatti con l’amministrazione in questi mesi. Che si è dimostrata anche molto sensibile rendendosi disponibile a fornire una sede per l’esposizione di una mostra su questo tipo di realizzazioni, intitolata “Funi di passaggio”.
Ma malgrado le rassicurazioni sul fatto che magari sarebbe stata restaurata continuando a restare al suo posto, ormai la sorte sembra segnata. Peccato, visto che fra tre anni sarebbe un bene vincolato.
La circostanza è stata portata alla ribalta in questi giorni dalla rivista dell’Ordine degli Ingegneri “Galileo” che ha riservato ben 25 pagine dell’ultima edizione con numerosi contributi di insigni studiosi e dell’architetto Chiara Romaro, presidente dell’Associazione Archivio Romaro e strutturista esperta in carpenteria metallica con un curriculum di oltre 30 anni di lavoro in cui ha gestito ad esempio lavori quali il montaggio del Ponte della Costituzione di Calatrava a Venezia e la ristrutturazione per la parte strutturale delle torri Garibaldi a Milano.
La posizione è chiara: la passerella può essere salvata invece di costruire un ponte a trave semplice, campata unica e in semplice appoggio. Senza dubbio molto meno “romantico”.
Il fatto è che esiste appunto l’ Archivio Romaro che documenta (i progetti e i lavori) l’impegno dell’ingegner Giorgio Romaro e anche della Ditta Romaro che hanno costruito le tre passerelle sospese (una in città, una a Cadoneghe e una a Ponte S. Nicolò) considerate un caso unico nel panorama italiano. L’articolo apparso su Galileo a firma Chiara Romaro ripercorre le motivazioni che hanno portato alla decisione del Comune, confutandole.
LE MOTIVAZIONI
La passerella non avrebbe carico sufficiente. “Le norme sono rimaste le stesse dal 1956 dunque un carico di 500kg/mq che è lo stesso per cui è stata progettata”. Oppure, il Genio non vede di buon occhio le stilate negli alvei fluviali: “Ce l’ha anche la passerella Tito Livio”. La manutenzione è troppo costosa. “Dopo aver consultato numerosi professionisti nella situazione più gravosa ovvero la sostituzione del 50 per cento degli elementi in acciaio e di tutte le funi il recupero costerebbe 350mila euro, comprensivi di sabbiatura verniciatura ecc.. La nuova struttura secondo il computo metrico estimativo costerebbe 837mila 453,54 euro”.
Non c’è il vincolo dunque si può agire. “l’Amministrazione può ritenere il manufatto di interesse culturale e sottoporlo a tutela senza bisogno di imposizioni esterne”. La nuova passerella è meno impattante. “L’area del fiume è soggetta a vincolo ambientale, la passerella ha un forte impatto mancando di trasparenza”. Infine: la larghezza è di due metri ma per le bici ne occorrono 2,5. “Sembra essere l’unica motivazione sensata ma basterebbe istituire un senso unico alternato, sono qualche decina di metri (50m) dieci metri”. Le conclusioni di Chiara Romaro: “la decisione dell’amministrazione comunale di sostituire la passerella esistente è stata dettata dalla scelta del percorso della bicipolitana tratto mura-sud Bassanello-Mandria che ha sottovalutato il valore di una preesistenza che si sarebbe potuta tutelare optando per un percorso alternativo”