Morto in auto a 17 anni, Pietro, il sogno della musica e il primo video: "Voliamo come falchi"

Lunedì 7 Febbraio 2022 di Marina Lucchin
Morto in auto a 17 anni, Pietro, il sogno della musica e il primo video: "Voliamo come falchi"
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PADOVA - Pietro Benfatto - morto nella notte in un incidente stradale - sognava di sfondare con la musica rap-trap. E, chissà, forse un giorno ci sarebbe riuscito. Il suo primo video, lanciato con il nome di Prince baby, affiancato dall’amico “16 grams”, pubblicato sulla piattaforma di Youtube, ma anche su Amazon ed Apple music e Spotify, stava facendo numeri da capogiro per un giovanissimo artista che viene da una periferia “minore” come quella di Padova.

Mica da Milano, dove si era spostato per girarlo. Eppure dal 14 agosto 2020 aveva totalizzato ben 210.684 visualizzazioni e in tanti avevano apprezzato il carisma del duo rapper, che canta di gang, di droga, di abiti firmati e di serate di festa. Festa come quella dell’altra sera all’Eclipse di Sant’Angelo di Piove di Sacco, i cui sorrisi sono immortalati nei selfie scattati con gli amici e di cui è rimasta solo una scia di sangue e detriti. 

 


“Siamo ancora al party, siamo ancora in piedi - Noi siamo perfetti ma tu non lo vedi - Fumiamo estratti cose d’alieni - Mi sveglio tardi fatto da ieri - Siamo pazzi baby siamo crazy - Siamo nati in strada, cosa pensi - Prima consegnavamo pacchi - Ora voliamo come falchi” canta Prince baby tra un viaggio in elicottero e uno su una Ferrari cabriolet, come a riscattarsi da un’adolescenza passata all’ombra dei palazzoni di Mortise, dove abitava ancora con mamma Monica, papà Alessandro e le due sorelle maggiori Vittoria e Virginia. 
La famiglia risiede in via Cavalieri di Vittorio Veneto, in un rione di Mortise ben tenuto e ben abitato. Da sempre appassionato di pallacanestro (oltre che di teatro), papà Alessandro aveva avviato il figlio al basket, per parecchi anni con la Pro Pace, poi con la Virtus. Questo non solo per allenare il fisico con lo sport, ma anche per allontanare il ragazzo da qualche brutta compagnia che nei grandi quartieri periferici si può incontrare. Pietro a 14 anni si era iscritto all’Einaudi, ma poi aveva lasciato la scuola per un istituto professionale. Lì aveva cambiato amicizie e, quelle di cui aveva iniziato a circondarsi, non piacevano tanto a mamma e papà e nemmeno agli allenatori, così l’idea che l’impegno in un campionato forse l’avrebbe distratto e allontanato da quel gruppo.


Ma poi nel 2020 è arrivato il Covid e con lui la chiusura delle palestre. Prima niente allenamenti se non in “dad” con esercizi fisici davanti a uno schermo di un pc, poi alcune partite di riscaldamento all’aperto. Aveva anche iniziato a seguire i corsi da arbitro con il Gap di Padova, ma non gli interessava più. Così Pietro ha dismesso la casacca del basket e indossato i panni da Prince baby. E il cambiamento, non solo di gusti e passioni, ma anche di stile è dalle fotografie. Da quelle con i capelli lunghi e il viso ancora dai lineamenti morbidi da bimbo, indossando la maglia della Pro Pace, a quelle più recenti che lo ritraggono con un taglio quasi a zero, la “riga” tracciata come un disegno grazie al rasoio, i tratti più mascolini e l’abbigliamento da rapper alla moda.
E assieme a “16 grams” forse ce l’avrebbe anche fatta a sfondare. Il brano “In strada” piaceva. Il video è graffiante, la musica allettante, il testo non banale. Era riuscito a mettere in campo una super squadra, con ballerine professioniste, un elicottero e un bolide a noleggio, una coreografia avvincente, riprese professionali e un montaggio fatto a regola d’arte. E le cose andavano così bene che stava per mettere in cantiere un nuovo clip, con un nuovo testo, scritto da lui, e una nuova melodia, tracciata suoi dischi dall’altro componente del gruppo. Con loro anche SlimSoldier Ibhasuote che ieri ha appreso la notizia solo nel pomeriggio. «Era un mio amico, stava pianificando una nuova canzone anche con me prima che accadesse tutto quanto. Era troppo giovane, ora non mi resta che pregare affinché sia davvero in un posto migliore». Prince baby aveva un discreto seguito di fan, che hanno lasciato decine e decine di commenti positivi sotto al suo primo video. Un entusiasmo vero e genuino che ieri si è trasformato in lacrime. Un fiume di lacrime che si uniscono a quelle di mamma, papà e delle sorelle, chiusi nell’appartamento di Mortise da cui sabato sera Pietro è uscito sorridente facendo tintinnare le chiavi dell’auto, prima della serata di festa, e in cui non tornerà mai più. La sua vita si è fermata contro il muro del 135 di via Vespucci. E con lei si sono spezzati tutti i sogni di un ragazzino di 17 anni e il cuore di chi lo amava. 

Ultimo aggiornamento: 17:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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