Neonato nasce in ambulanza. Il papà isolato in quota dalla neve

Lunedì 5 Novembre 2018 di Olivia Bonetti
Mamma Blanka
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Bloccati a Malga Ciapela per giorni mentre il loro figlioletto appena nato era stato portato d'urgenza a Treviso per complicanze respiratorie. Papá Pavel, gestore con la moglie del Caravan and Camping Resort La Marmolada, ha anche tentato di uscire dal disastro, camminando per 5 ore sul passo Fedaia, tra la neve. Tutto inutile: solo ieri mattina ha potuto, finalmente, tenere in braccio il suo terzogenito, il piccolo Max Teo, nato sabato 27 ottobre nel pieno del maltempo, in ambulanza, sulla strada da Rocca a Agordo. 




Pavel Milfait
, 53 anni, e la moglie Blanka, 40 anni, originari della Repubblica Ceca, nati in un paesino della montagna vicino a Praga, ma con una vita in giro per il mondo, un anno fa si sono innamorati della Marmolada e hanno deciso di stabilirsi a Malga Ciapela.« Avevamo già due bambine spiega Pavel Elisa, che oggi ha 5 anni, e che è nata in viaggio, sul nostro furgone in autostrada vicino a Praga e Mia di 3 anni nata sempre per strada, vicino Messina. L'anno scorso arrivati a Malga Ciapela ci siamo detti: Ne abbiamo fatti nascere due per strada, ora ci  fermiamo». Aprono il Camping Marmolada e si stabilizzano nel Bellunese. Un cambiamento radicale soprattutto per Blanka Milfaitova, la regina mondiale delle marmellate. È una vera campionessa che ha vinto in una competizione di Londra tre medaglie d'oro, scrittrice di tre libri, tra i quali un best seller 2015 in Repubblica Ceca e pronta a farne uscire un quarto. Per l'Expo ha prodotto una confettura ai limoni, in onore degli agrumi italiani e della Sicilia. Ha viaggiato ovunque col marito, per lavoro, visitando 15 isole e diversi Paesi ed è conosciuta in tutto il mondo. Eppure sceglie Rocca Pietore.
L'IMPREVISTOBlanka resta incinta. È un maschietto. La gravidanza procede bene, ma Max-Teo non aspetta e decide di nascere proprio nel bel mezzo della bufera. Era la mattina di sabato 27 ottobre e il piccolo viene alla luce in ambulanza, diretta verso l'ospedale, alle 8.15, poco prima di Agordo. Mamma e bimbo stavano bene: il piccolo pesa 3 chili e 100. «Io seguivo l'ambulanza col furgone racconta Pavel perché volevo esserci in sala parto e assistere alla nascita, ma è nato prima di arrivare all'ospedale. L'ho visto, era bellissimo, ma poi la corsa è proseguita e da quel momento non l'ho più visto». Mamma Blanka viene ricoverata all'ospedale San Martino, il piccolo viene messo in incubatrice. Pavel deve tornare a Rocca, con le altre due bimbe rimaste con la baby sitter. Domenica il maltempo e l'Agordina viene chiusa. Lunedì mattina papá Pavel riceve una chiamata dall'ospedale: gli spiegano che sono insorte complicazioni respiratorie per il piccolo che è stato intubato e deve essere portato d'urgenza a Treviso. «Proprio mentre mi stavano dando questa terribile notizia racconta - e mi stavano dicendo che dovevo correre giù perché c'erano problemi, è caduta la linea».
L'INCUBOÈ il blackout totale di telefoni e luce che da oltre una settimana isola Rocca Pietore, paese considerato l'epicentro del disastro nel Bellunese. «Ho deciso che avrei passato a piedi il passo Fedaia e che in Val di Fassa avrei trovato qualcuno per un passaggio a Treviso. Dovevo vederlo», prosegue il padre. Martedì all'alba si mette in cammino, sotto la nevicata. «Sono arrivato a metá dice Pavel -, sotto il passo e non si poteva procedere per la neve: ero distrutto, avevo camminato ormai per 5 ore e sono tornato indietro. Ero giù, non sapevo cosa fare e non volevo lasciare le bimbe. Ma nella notte ho deciso di riprovarci». Mercoledì il padre parte in bici stavolta, nel buio in mezzo alle strade disastrate bellunesi, con meta il San Martino. «A tratti dovevo camminare con bici a mano, ad esempio sulla strada per Sottoguda, che è devastata. Poi ho incontrato una splendida persona che mi ha visto. Era un volontario del soccorso alpino, che quando ha capito la situazione mi ha detto Prendi la mia macchina, ti do le chiavi».
IL SOLLIEVOÈ così che finalmente Pavel raggiunge il San Martino e rivede la moglie. Lei stava bene e poteva essere dimessa. «I medici mi hanno spiegato cosa era successo a Max - racconta - . Dovevo riportare mia moglie a casa e siamo tornati verso la montagna». Ma anche il rientro non è stato facile. Le strade erano disastrate. «Siamo riusciti a arrivare con l'auto solo fino a 5 chilometri da casa spiega Pavel e poi, con mia moglie che aveva appena partorito abbiamo dovuto camminare per 4-5 chilometri a piedi, nel fango da Sottoguda a Malga, quando ormai era già buio». Ma da lì era impossibile avere notizie di Max. «I telefoni non funzionavano prosegue ma siamo riusciti a chiamare l'ospedale di Treviso giorno dopo giorno per capire come stava il piccolo. E nel frattempo cercavamo di vivere, pur senza corrente e senza acqua. Ma siamo stati fortunati rispetto a quanto accaduto a Sottoguda. Siamo andati avanti a pulire e preparare il camping per la stagione, portandolo a una parvenza di normalità, anche se il nostro piccolo era a Treviso, intubato».
IL LIETO FINEPoi finalmente sabato la bella notizia: «Max Teo sta bene, è fuori pericolo: potete venirlo a prendere».

Ieri mattina il papá l'ha tenuto in braccio per la prima volta nel reparto di Terapia intensiva neonatale di Treviso. L'incubo vissuto dalla famiglia Milfait farebbe fuggire chiunque da Rocca Pietore, un paese ora disastrato. «Non ce ne andremo mai conclude Pavel questa è casa nostra, Malga Ciapela è casa nostra. I nostri bimbi cresceranno qui, questa è la nostra vita: il luogo non ha eguali. È un paradiso».

Ultimo aggiornamento: 14:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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