Stefano Soffiato, la storia dell'inventore di Venessia.com: il banco di discussione virtuale della città

Lunedì 1 Maggio 2023 di Alberto Toso Fei
Stefano Soffiato nel ritratto di Bergamelli

VENEZIA - Unì un'innata capacità di osservazione - e un'ironia che sfociava volentieri nella sagacia - a una grande curiosità per le forme di comunicazione "social" emergenti e a una passione per la fotografia. Approfittando delle lunghe ore trascorse in Piazza San Marco a gestire la bancarella di souvenir della famiglia iniziò una descrizione dei costumi di turisti e veneziani che sfociò nella creazione di "Venessia.com", uno dei primi spazi virtuali di discussione, destinato a trasformarsi con l'aiuto di diversi amici in un movimento in favore della città.

L'inventore di Venessia.com

In questo modo Stefano Soffiato superò anche una fortissima timidezza che lo faceva sembrare addirittura scontroso, e in maniera sempre apparentemente leggera raccontò una Venezia in trasformazione, senza risparmiare critiche e con una narrazione comunque priva di qualsiasi timore reverenziale.

Una maniera per esorcizzare, in qualche modo (lo annotò lui stesso in un diario dei suoi ultimi giorni) una difficoltà a socializzare che si trascinava fin dall'infanzia, trascorsa a Castello da figlio unico (era nato a Venezia il 14 dicembre 1960) con un rapporto complicato col padre Sergio - severo con quel figlio taciturno - e una unione viscerale con la madre Lucia Castellan, originaria di Castello di Godego, che non riuscì mai a chiamare "mamma" e che appellava solo per cognome.

Dalla famiglia ereditò però la bancarella in Piazza, e quella noia e quel ripetersi di gesti sempre uguali gli fece aprire gli occhi sul mondo attorno, perché in Piazza San Marco transita il mondo, e su quel mondo Soffiato iniziò a puntare l'obbiettivo della sua inseparabile Leica e poi tutta la sua ironia, filtrata da una grande sensibilità. Nacque così, nel Duemila, Venessia.com, con il postare fotografie sulle quali scriveva tutto ciò che gli passava davanti agli occhi ogni giorno: una quotidianità fatta di turisti, intromettitori, gondolieri, pendolari, personaggi particolari, modi di dire o di fare tipicamente veneziani. Il linguaggio semplice, diretto ma soprattutto divertente rese il sito una sorta di "must" irrinunciabile.
Quando poi vi aggiunse il "ning", ovvero la possibilità di intervenire direttamente (prima di qualsiasi piattaforma social), Venessia.com si trasformò rapidamente in un banco di discussione sulla città, e con l'aiuto di alcuni amici Stefano Soffiato lo trasformò in una comunità e un movimento che ancora oggi lavora per la città, ponendo tra i suoi elementi costitutivi quello della partecipazione diretta dei cittadini. I temi non mancavano, come non mancano: spopolamento, residenzialità, sanità, lavoro.
Ma il modus operandi del gruppo è sempre improntato su una ironia spettacolare e dimostrativa, che si manifesta con azioni pubbliche a volte eclatanti: avvenne così con "Veniceland", il Ponte di Calatrava e la sua Ovovia, gli sfratti, il paventato depotenziamento dell'Ospedale Civile ma soprattutto il "Funerale di Venezia", una grande manifestazione avvenuta il 14 novembre 2009 (che portò Venessia.com all'apice della popolarità) con la quale migliaia di veneziani si ritrovarono uniti per ribadire di non voler scomparire, di voler tornare ad abitarla in libertà, a rivitalizzarne l'artigianato, le tradizioni, la socialità che è unica come la città.
Di lì a poco Stefano Soffiato mise in affitto il banchetto e iniziò a dedicarsi a tempo pieno alla sue passioni più grandi: la fotografia e le videoriprese. Con una Honda Hornet compì "Sulle Orme della Serenissima", un viaggio di 21 giorni da Trezzo sull'Adda a Creta, raccontando, in un Blog quotidiano, la Venezia che ancora rimane in quei luoghi. A fine 2017 si scoprì malato (proprio nel giorno del funerale della madre), e iniziò un viaggio diverso, terminato il 3 maggio 2020, dopo varie terapie e tanta chemio. Ad accompagnarlo fino all'ultimo la sua "Joe", Gianna Bressan, l'incontro della sua vita anni dopo essersi lasciato un matrimonio alle spalle.
Il 28 marzo precedente le aveva affidato alcune disposizioni per il suo funerale, dalla musica all'abbigliamento: camicia e scarpe da ginnastica bianchi, un buon profumo, un tulipano all'asola e un fazzoletto col leone alato stretto al polso sinistro, recante il motto "El segreto dea libertà el xe el corajo".
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci