Aqua granda, la furia dei veneziani colpiti: «Noi senza risarcimenti da 4 anni»

Oltre 1.200 persone non sono ancora state risarcite

Martedì 17 Ottobre 2023 di Raffaella Vittadello
Aqua granda 2019

VENEZIA - Da un lato la voglia di rivalsa, per ottenere quanto promesso, anche con una class action fra gli oltre 1200 danneggiati dall'acqua alta del 2019 non ancora risarciti. Dall'altro la stanchezza e la delusione per un'attesa che dura ormai da anni, apparentemente senza prospettive. Perché se i rimborsi per danni inferiori ai 20mila euro destinati a commercianti, artigiani e privati veneziani e gestiti dalla struttura commissariale guidata dal sindaco Brugnaro sono stati consegnati senza grandi intoppi, per quelli superiori, di competenza statale, non ci sono ancora novità. Eppure, lamentano i danneggiati, sono stati fatti i lavori con tanto di fatture, sono state pagate le asseverazioni dei professionisti, come era stato espressamente richiesto per ottenere le spettanze previste, e l'istruttoria degli uffici comunali si è conclusa con esito positivo.

I danni dell'Aqua granda

Nei giorni scorsi il consigliere comunale Marco Gasparinetti ha proposto di utilizzare la consistente liquidità del Comune, collegata all'approvazione del bilancio consolidato 2022 del Gruppo Città di Venezia, come anticipo sui rimborsi che devono essere erogati dallo Stato. Un tentativo di riaccendere i riflettori, a quasi quattro anni di distanza, su una notte che ha lasciato un ricordo indelebile nell'animo di chi l'ha affrontata al pianterreno. Come è accaduto a Federica, mamma di tre figlie, nella sua abitazione di 60 metri tra pianterreno e primo piano, acquistata con il mutuo, quando ha visto improvvisamente salire l'acqua oltre quella paratia sulla porta d'ingresso che dà sulla fondamenta e che fino a quella sera aveva salvato l'appartamento in tante altre occasioni. «Ricordo lo sgomento, il buio e il freddo - racconta la donna - come primo effetto l'acqua, raggiunte le prese della corrente, fece saltare l'impianto elettrico e si spense la caldaia. Ci rifugiammo da mia mamma, che abita al primo piano, e non ci rimase che metterci a letto, in attesa che facesse giorno, che l'acqua scendesse e si ricominciasse a vedere qualcosa. Ricordo quando togliemmo la paratoia per pulire, all'indomani: tutto quello che era sul pavimento finì all'esterno. E lo stesso accadde a molte altre famiglie: per settimane trovammo oggetti sul selciato, che erano galleggiati fuori, trascinati dall'acqua». Federica, con il marito e le figlie ha dovuto rifare completamente gli impianti nell'abitazione, è stata ospite da familiari per tutto il tempo in cui si sono svolti i lavori e si è dovuta far prestare i soldi per pagare le ditte.

E quando è stata licenziata dall'azienda per cui lavorava, dopo 25 anni, ha ottenuto il trattamento di fine rapporto e con quello ha onorato il proprio debito. Ma il risarcimento, di oltre 20 mila euro, non è ancora arrivato e lei ha perso le speranze.

Delusa anche Rina, anziana di Pellestrina, che quella sera ha perso tutti gli elettrodomestici, cha dovuto ricomprare, mentre ha dovuto rifare completamente tutti gli intonaci e molte opere edili per poter rientrare nell'appartamento al pianterreno e per impermeabilizzare le murature. Anche nel suo caso fatture regolari, asseverazione del professionista, ma di rimborsi neanche l'ombra. Lo stesso per Alessandra, che vive in un appartamento che si sviluppa in parte al pianterreno a Cannaregio. «I danni superano i centomila euro, chi ce li dà? E la svalutazione che abbiamo subito in questi anni la vogliamo conteggiare? Non solo: quell'episodio di acqua alta ha danneggiato le tubature in modo irreversibile, tanto che a distanza di anni abbiamo ancora problemi».

I fondi

Dopo l'acqua alta del 2019 il Governo stanziò 104 milioni per la città, di cui 47 per rimborsare i danni fino ai 20mila euro attraverso il Comune. Il resto avrebbe dovuto essere erogato tramite un fondo di competenza della Protezione civile, che prevede risarcimenti a luoghi investiti da calamità naturali, in un capitolo alla lettera "E" che segue la procedura ordinaria, ovvero attende un atto da Roma per decidere in quale misura finanziare i danni. Ci sono circa 1300 persone a Venezia non ancora risarcite, per un totale tra i 30 e i 35 milioni "congelati", che ora vorrebbero mettersi d'accordo, anche attraverso i social, per fare fronte comune. 

Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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