"Garbin", il vento dell'antifascismo di Alessandro Gallo

Lunedì 24 Aprile 2023 di Alberto Toso Fei
Alessandro Gallo nell'opera di Bergamelli

VENEZIA - Alessandro "Sandro" Gallo (1914-1944) partigiano e antifascista.

Via Sandro Gallo è una delle arterie più lunghe, centrali e conosciute del Lido di Venezia, mentre "Garbin" è il nome col quale in laguna è conosciuto il vento di Libeccio. Come si possono accompagnare le due cose? In un momento della storia recente del nostro paese sono state una cosa sola: una persona. Alessandro "Sandro" Gallo fu partigiano e combattente antifascista col nome di battaglia di "Garbin", e morì nel settembre del 1944 in Cadore a pochi mesi dalla Liberazione. Nato a Venezia il 30 maggio 1914, abitò a lungo al Lido prima di conoscere il confino e la clandestinità.

La storia

Formatosi al liceo classico "Marco Foscarini", e successivamente alla Facoltà di Giurisprudenza a Padova, maturò fin da adolescente una decisa avversione politica al fascismo, sebbene limitata al piano teorico, entrando in relazione con i gruppi antifascisti veneziani, soprattutto intellettuali, che si riunivano al caffè "Piccolo Lavena". Nel 1937, un anno dopo la laurea, aderì al Partito Comunista clandestino.
Iniziò una carriera da avvocato che interruppe quasi subito in favore dell'insegnamento, prima all'Istituto professionale di Pieve di Cadore e poi al Liceo scientifico "Benedetti" di Venezia, dove dopo lo scoppio della guerra non esita a parlare ai suoi studenti di libertà di pensiero e di espressione.


A partire dal quale gli studenti organizzarono perfino una dimostrazione in campo Santa Giustina, ai primi di ottobre del 1943, "contro i tedeschi occupanti".
In quel momento "Garbin" già non stava più a Venezia: dopo l'arresto per un alterco con un fascista avvenuto in Piazza San Marco durante la notte di capodanno del 1942, fu inviato al confino per un anno tra il borgo di Avezzano, in Abruzzo, e le isole Tremiti, con un passaggio nel carcere romano di Regina Coeli. Tornato per un breve periodo a Venezia, vi fondò il Comitato di Unione antifascista, destinato a diventare il Comitato di Liberazione Nazionale, prima di trasferirsi a San Vito di Cadore - dove aveva amici fraterni - per guarire dai postumi di una pleurite contratta durante il confino.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 il Comitato di Liberazione Nazionale di Belluno gli diede l'incarico di organizzare la lotta armata tra le montagne venete: era finito il tempo delle teorizzazioni. Assunto il nome di battaglia di "Garbin", Sandro Gallo fondò e comandò la Brigata "Pietro Fortunato Calvi", inquadrata nella Divisione Garibaldi "Nino Nannetti", che operò in tutto il Cadore. Nel contempo fu rappresentante del Pci nell'Esecutivo militare provinciale e, per un certo periodo, per l'intero Cadore. Il 1944 fu segnato da azioni dimostrative, come quando ad Auronzo i partigiani disarmarono il presidio dei carabinieri e requisirono un camion, ma anche combattimenti cruenti con morti e feriti oltre a sabotaggi a ponti, ferrovie e linee telefoniche.
Il 20 settembre di quell'anno, a Lozzo di Cadore, Sandro Gallo si trovava appostato con tre compagni sopra il paese, quando dei colpi di mitragliatrice in arrivo dalle alture di Lorenzago indicarono un improvviso scontro in atto. Ben decisi a impedire il passaggio delle truppe tedesche di rinforzo, i quattro partigiani si portarono però in un'area meno sicura per evitare che Lozzo fosse messa a ferro e fuoco. Il primo autocarro carico di soldati fu fermato con delle bombe a mano, ma il sopraggiungere di due ulteriori camion fu fatale al quartetto: "Garbin" cadde sotto i colpi di mitraglia, assieme ad Alfredo Piccin "Mingi" e Giovanni Valentini "Lilli".
Nel dopoguerra gli fu conferita la medaglia d'argento al valor militare alla memoria, mentre l'Università di Padova gli concesse la seconda laurea "honoris causa" in filosofia (che aveva intrapreso senza riuscire a terminare gli studi). Sandro Gallo "Garbin" riposa insieme agli altri Caduti della Sua Brigata a San Francesco d'Orsina, fra Calalzo e Pieve di Cadore, presso la Chiesa degli Alpini, nel monumento eretto ai Caduti della Brigata Garibaldina.

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