TREVISO - È iniziato il conto alla rovescia per il Natale. E anche la corsa ai regali. Ma per chi acquista in rete, il raggiro è dietro l’angolo.
I CONSIGLI
Da qui l’appello a prestare la massima attenzione quando si fa shopping online. Soprattutto nelle prossime tre settimane in cui la corsa ai regali si farà sempre più frenetica. Il rischio di imbattersi nei classici specchietti per le allodole è quanto mai concreto. Che fare allora? Le raccomandazioni sono quelle di sempre. Per prima cosa bisogna dare la preferenza a siti certificati o ufficiali. E, se si usa lo smartphone o il tablet, utilizzare le app ufficiali dei negozi online. In rete, infatti, è possibile trovare ottime occasioni ma quando un’offerta si presenta troppo conveniente rispetto all’effettivo prezzo di mercato, è bene verificare le recensioni pubblicate da altri utenti attraverso un motore di ricerca. Potrebbe infatti trattarsi di un sito falso o di una truffa. Nei vademecum diffusi ogni anno a livello nazionale, la postale ricorda che un sito deve avere gli stessi riferimenti di un negozio fisico. Prima di completare l’acquisto, conviene quindi verificare che sul sito siano presenti riferimenti come: numero di partita Iva, telefono fisso, indirizzo e ulteriori dati per contattare l’azienda. E ancora: utilizzare soprattutto carte di credito ricaricabili, così alla peggio, verrà prosciugata solo quella e non l’intero conto corrente. Bisogna inoltre diffidare di un oggetto messo in vendita a un prezzo irrisorio e dubitare di chi chiede di esser contattato al di fuori della piattaforma di annunci con email ambigue. La stessa diffidenza va riservata a chi ha troppa fretta di concludere l’affare.
IN AZIENDA
Un altro fenomeno preoccupante, emerso nelle ultime settimane, è quello delle email-truffa in azienda. Si tratta di messaggi di posta elettronica inviati agli impiegati utilizzando indirizzi quasi identici a quelli dei dirigenti e in cui si chiede di eseguire bonifici a favore dei fornitori. Peccato che l’Iban indicato sia quello di truffatori incalliti, se non di veri e propri hacker, capaci di “bucare” il server di posta aziendale e falsificare gli ordini di pagamento. C’è chi, con questo trucchetto, si è trovato con richieste di bonifico anche di 20mila euro.