Hacker in azione: entrano nei computer degli alberghi e si fanno dare l'anticipo dai clienti

Giovedì 12 Ottobre 2023 di Gianluca Amadori
Consegna chiavi in albergo

VENEZIA - Sono riusciti ad introdursi nel sistema informatico di alcuni alberghi, impossessandosi della lista delle prenotazioni per poi scrivere agli ignari clienti, attraverso indirizzi mail contraffatti (assomiglianti a quelli delle strutture ricettive) e ottenere il versamento di sostanziose caparre, o addirittura il saldo anticipato dell'intera permanenza programmata, in cambio dell'offerta di invitanti sconti. Ovviamente inesistenti.
È la più recente truffa escogitata da malviventi informatici, destinati purtroppo a rimanere ignoti, che hanno creato un grave danno d'immagine agli hotel finiti nel mirino, e un consistente pregiudizio economico a numerose persone, convinte di aver già pagato in parte o nell'interezza il proprio viaggio, e che invece hanno contribuito soltanto ad arricchire i truffatori.
A fare l'amara scoperta sono stati alcun turisti al loro arrivo negli alberghi che avevano prenotato: alla reception hanno appreso che la struttura non aveva mai chiesto né ricevuto alcun pagamento anticipato per la stanza prenotata.

E così sono scattate le prime denunce e le prime indagini, che però non sono approdate a nulla: i criminali informatici, infatti, operano quasi sempre appoggiandosi a server in remoti Paesi dai quali è difficile, se non impossibile, ottenere qualsiasi collaborazione giudiziaria.

IGNOTI
Così accade per 90 per cento dei reati denunciati ogni anno e che sono destinati a restare per sempre iscritti a carico di ignoti, fino al momento dell'inevitabile archiviazione. Soltanto in un caso su dieci dei 4500 fascicoli aperti dalla procura di Venezia negli ultimi 12 mesi, gli investigatori sono riusciti ad individuare i presunti responsabili dei reati informatici denunciati, che vanno dalle "semplici" truffe negli acquisti su piattaforme digitali, al furto di dati e credenziali di carte di credito, poi utilizzati in maniera fraudolenta, ad episodi di hackeraggio di sistemi informatici, "derubati" e paralizzati con conseguente richiesta di riscatto: il cosiddetto "ransomware".
Le statistiche relative ai reati finanziari, aggiornata alla fine di giugno, rileva una flessione nei numeri: nel periodo compreso tra luglio 2020 e giugno 2021, le denunce pervenute alla procura di Venezia (competente per tutto il Veneto) erano state 5673 (di cui 4421 frodi informatiche); nei dodici mesi precedenti - in pieno periodo Covid, con tutti i cittadini bloccati a casa - erano stati denunciati ben 8329 reati informatici (di cui appena 810 fascicoli iscritti a carico di persone identificate, a fronte di 7519 ignoti): un numero superiore al totale dei "tradizionali" reati contro il patrimonio (8238).
Ma il recente calo delle denunce non necessariamente è la conseguenza di un numero inferiore di reati: capita spesso, infatti, che le vittime di piccole truffe online non sporgano querela, nella consapevolezza che si tratta di tempo perso, in quanto nella maggior parte dei casi le forze dell'ordine non svolgono la minima indagine e l'archiviazione viene chiesta dalla procura quasi subito.

PREVENZIONE
Non resta che la prevenzione. La polizia postale rivolge spesso inviti ai cittadini a prestare grande attenzione: in particolare non aprire email o messaggi sospetti e non fornire mai le proprie credenziali (soprattutto le password) richieste online, anche se provenienti da indirizzi che sembrano quelli della propria banca, in quanto possono essere fasulle e truffaldine.
Quanto alle aziende, oltre ad investire nell'incrementare la sicurezza dei propri sistemi, è essenziale che aumentino la formazione dei propri dipendenti: molto spesso, infatti, i "pirati" riescono a violare i sistemi informatici grazie ad errori o banali disattenzioni umane, in particolare nella conservazione delle password.
 

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