Sgarbi: «Via il Canaletto dalla mostra di Padova, troppe opere di dubbia attribuzione»

Il Canaletto in questione è affiancato da una tela attribuita a Francesco Guardi. Un quadro la cui autenticità è stata messa recentemente in discussione

Lunedì 17 Luglio 2023 di Alberto Rodighiero
Vittorio Sgarbi

PADOVA - «Quel Canaletto non deve restare in mostra a Padova». Per il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi la "Prospettiva con portico" ovvero la principale attrazione della mostra "All'ombra del Canaletto" allestita ai Musei civici padovani deve essere rimossa.

Le motivazioni

La richiesta è arrivata direttamente al direttore delle Gallerie dell'Accademia Giulio Manieri Elia. Sgarbi infatti ha scritto una lunga lettera al direttore per lamentare la presenza del quadro del grande artista veneziano all'interno di una rassegna dove sarebbero presenti ben 42 dipinti provenienti da collezioni private e di «vacillante attribuzione».

Non solo. Ad aggravare il tutto ci sarebbe anche un'altra circostanza. Il Canaletto in questione è affiancato da una tela attribuita a Francesco Guardi. Un quadro la cui autenticità è stata messa recentemente in discussione su "Il giornale dell'arte" da Anna Bozena Kowalczyk, grande esperta del Vedutismo veneziano del Settecento. Un quadro che altro non sarebbe che un'opera francese della seconda metà dell'Ottocento. Insomma la qualità artistica dei dipinto dato in prestito dalla galleria dell'Accademia non sarebbe in nessun modo paragonabile con gli altri quadri in mostra.

La spiegazione

«La mia non è una polemica né nei confronti della curatrice della mostra né contro l'assessore alla Cultura di Padova Andrea Colasio - ha commentato ieri il sottosegretario - molto semplicemente, dal punto di vista scientifico non trovo corretto che un'opera del Canaletto venga affiancata a un quadro di dubbia attribuzione. Non possono essere messe sullo stesso piano due cose dal valore diverso. Proprio per questo ho chiesto che l'opera ritorni alle Gallerie dell'Accademia». Molte perplessità sono state poi avanzate dal mondo degli antiquari che hanno insistito sul fatto che in mostra sarebbe presente più di qualche opera di proprietà dei privati di dubbia attribuzione.

La replica

A respingere le accuse, però, provvede la curatrice della mostra Federica Spadotto: «L'unica cosa positiva di questa vicenda è che l'esposizione sta avendo una visibilità insperata - ha replicato Spadotto - l'impressione è che chiunque possa alzarsi la mattina e dire ciò che vuole anche su argomenti che conosce a malapena».
«Detto questo - ha aggiunto - si tratta di una polemica che non sta né in cielo né in terra. Questa è una mostra che ha l'obiettivo non di esporre dei capolavori, ma di far conoscere le opere del 700 veneziano meno celebri. Le opere che adornavano i palazzi veneziani. Quanto all'attribuzione del Guardi, mi permetto di ricordare che la sottoscritta è l'autrice di una monografia sul pittore. Un'opera che ha avuto ampio riconoscimento scientifico. Di conseguenza non capisco proprio di che cosa stiamo parlando».
«La mostra è vittima di uno scontro tra istituzioni - ha concluso l'assessore padovano alla Cultura Andrea Colasio - ci siamo limitati a realizzare un percorso sospeso tra vedutismo e i capricci settecenteschi. Tra le altre cose, quelle esposte non sono, come si è sostenuto, delle opere che arrivano dal mercato dell'arte, ma fanno parte di importanti collezioni private. Direi che il problema non sussiste dal momento che, come da accordi, il Canaletto tornerà a Venezia già alla fine di luglio».

Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 17:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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