Padova. Canella, gli aneddoti raccontati nell'autobiografia: dalla mancata vocazione all'idea per il logo di Alì

Giovedì 1 Febbraio 2024 di Mauro Giacon
Padova. Canella, gli aneddoti raccontati nell'autobiografia: dalla mancata vocazione all'idea per il logo di Alì

PADOVA - «No, fare il prete proprio no... non me la sento». Nasce da una vocazione mancata, confessata allo zio monsignore, l'epopea dell'imprenditore padovano più affermato nel ramo della distribuzione alimentare. È tutto raccontato nel libro autobiografico pubblicato nel novembre del 2021 curato da Adriano Moraglio. Lo zio prete gli propone un'alternativa, fare il garzone nello spaccio Onarmo, Opera assistenza pontificia, con cui il Vaticano assisteva i lavoratori più poveri. Era uno scantinato fra via S. Gaetano e via Altinate. Ma doveva andare in bicicletta da Veggiano, 15 chilometri. «Cosa volete che sia?» risponde Francesco. Del resto nella casa di suo nonno a Veggiano vivevano nove fratelli. La famiglia aveva 40 campi in affitto e suo padre Giovanni Battista di figli ne fece sette. Da mangiare per tutti non ce n'era. «Io ho fatto solo la terza media», disse schernendosi il 10 aprile del 2019 quando nell'Aula Magna del Bo il rettore gli conferì la laurea "honoris causa" in "Alimenti e vini d'Italia". Al centro della motivazione una invenzione che avrebbe fatto scuola, imitata da tutti, ovvero il "banco dei freschi", l'anello di congiunzione fra il "casoin" di una volta e il moderno supermercato.

GLI ESORDI

Ma andiamo con ordine. Il giovane Canella sa che Onarmo chiuderà e decide di comprarla, il 18 settembre del 1958, firmando 195 cambiali. Fra il 64 e il 67 nascono i due figli Marco e Gianni. Nel 65 l'illuminazione dei "freschi" dopo un viaggio a Boston promosso dalla Camera di Commercio per vedere come funzionano le cose negli Usa.

Canella ne torna trasformato. E il 20 ottobre 1971 all'Arcella nasce il primo supermercato con il banco gastronomia servito. Ai primi clienti stupiti dice: «In tutti i supermercati italiani si vendono solo prodotti confezionati. Da oggi voi avete a disposizione un supermercato nuovo, diverso dagli altri, che vi assicura l'offerta complessiva della grande distribuzione ma anche il banco dei salumi e dei formaggi al taglio e la frutta e la verdura sfuse». E siccome ne sapeva già di marketing aggiunse: «Signore... come noi nessuno. Venite sempre da Alì. Vi aspettiamo già domani». Francesco capisce subito che è la famiglia il motore di tutto e arruola nell'avventura prima il fratello Settimo e poi Pietro. Saranno loro tre a fondare la Spa il 31 dicembre del 1975.

IL LOGO

Nasce in quegli anni il logo Alì destinato a diventare un segno identitario fortissimo. È un taglio della parola "alimentari". Lo mostra alla moglie Maria (che morirà purtroppo nel 1978). «Vedi, la parolina Alì ha la gambetta esterna della "A" un po' in obliquo e l'accento sulla "i" è messo di traverso, quasi voglia volare verso l'alto. Vogliamo volare più in alto possibile come giustamente mi ha detto l'architetto Gottardo, anche nella nostra insegna». L'accento diventerà una sorta di timbro del sapore e l'arancione il colore dominante come saranno poi gli interni.

LA SELF-PUBBLICITÀ

Canella come Rana diventa attore di se stesso. Nel 2014 Antonello Belluco gira il primo spot con lo slogan "Alì migliora la vita!" che era già attivo dal 2004. Una suggestione mediatica ancora in voga. Nel 2016 ci sarà il bis con il "Fresco amore".

LA LEZIONE

Ricevendo la laurea all'Università Canella svela il suo segreto. Che è certo nella qualità dei prodotti ma allo stesso modo nella qualità delle relazioni con i clienti e i dipendenti «che io ho sempre chiamato collaboratori» e che lo hanno omaggiato ogni anno il giorno del suo compleanno acquistando una pagina sul giornale per fargli gli auguri. Capitava spesso infatti che visitasse un negozio a sorpresa per sentire gli umori. Ai collaboratori Canella teneva in modo particolare tanto da conservare le lettere che gli scrivevano. Per loro nel libro si ricorda che aprì anche un'assicurazione contro le conseguenze del Covid e durante la pandemia distribuì 2,3 milioni di euro fra ospedali e premi. E fra i tanti impegni riportati ci sono quello per i 50 pozzi costruiti in Malawi per il Cuamm, il contributo dato dopo il sisma di Amatrice e i punti raccolti per la lotta al cancro al seno.

In una delle chiacchierate con la famiglia dice: «Cerchiamo di seguire il futuro sempre e con entusiasmo». Anche nelle nuove modalità di vendita ecommerce ad esempio. E la famiglia lo segue, con sei cugini schierati: Gianni è vicepresidente, Marco alla direzione finanziaria. Dei figli di Pietro, Enrico è responsabile dell'ufficio tecnico e Matteo degli affari generali. I figli di Settimo sono Giuliano e Silvano direttori commerciali dei prodotti freschi e della grocery. Una storia da romanzo o da Antologia di Spoon River la sua, dove fra gli spiriti parlanti avrebbe recitato più o meno così: "Ho cominciato come garzone e non ho mai smesso di andare a lavorare". 

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