Francesco Canella (supermercati Alì) «Io, all'improvviso nonno felice a 88 anni»

Giovedì 1 Ottobre 2020 di Nicoletta Cozza
L'imprenditore Francesco Canella, titolare della catena di supermercati Alì
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PADOVA - Quando ha saputo che sarebbe diventato nonno ha pensato di essersi appena destato da un lunghissimo sonno. E che, dormendo, lo scorrere dei giorni, e di tutti i cambiamenti che la vita riserva, gli fossero sfuggiti. Come la crescita dei figli, che si vedeva davanti improvvisamente adulti e addirittura in procinto di diventare genitori. Però quel risveglio gli ha regalato una gioia immensa, una delle più grandi che abbia provato, e che perdura immutata a distanza di un quarto di secolo. 

Francesco Canella, quasi 89 anni, “Mister Alì” in quanto titolare e inventore dell’omonima catena dove ancora ogni giorno va a lavorare, una laurea magistrale in “Italian Food and Wine” conferitagli ad honorem al Bo per aver ideato il “supermercato a misura di cliente” inventandosi il servizio ad hoc al banco dei salumi e dei formaggi, domani sarà “incoronato” una seconda volta. E questa non per motivi legati alla sua straordinaria carriera di imprenditore che, partito come garzone, ha avuto il merito di creare un solido impero, bensì per una causa ancora più nobile e legata strettamente alla sfera familiare. Alle 18, infatti, con una cerimonia che si volgerà all’auditorium del Centro Culturale San Gaetano di via Altinate, sarà proclamato “Nonno speciale 2020”, assieme alla moglie Rosella Marcante. E ad accompagnarlo sul palco a ritirare il riconoscimento ci sarà Davide, il nipote cui sogna un giorno di passare il testimone delle sue attività. Ed era stato proprio l’annuncio dell’imminente nascita del ragazzo, 24 anni fa, a dare la percezione a Canella di quanto tempo avesse trascorso in azienda, mentre a casa i figli nel frattempo erano diventati grandi, seguiti ed educati dalla mamma.

IL RACCONTO
E se umiltà, affabilità e disponibilità lo hanno sempre contraddistinto in ambito lavorativo, come dimostrato dal fatto che che i quasi 4mila dipendenti nelle ricorrenze gli hanno sempre tributato dimostrazioni di grande affetto predisponendo enormi cartelloni di ringraziamento, pure tra le mura domestiche la modestia nei comportamenti e nei toni non viene meno. «Macchè speciali - afferma sorridendo - io e Rosella siamo dei nonni assolutamente normali, che hanno la fortuna di vedere i nostri nipoti, Davide ed Elisa, crescere in salute, ed entrambi ormai prossimi alla laurea magistrale, lui in Statistica con una tesi proprio sulla storia dell’azienda di famiglia, e lei in Relazioni Internazionali. Gli anni sono passati in fretta, e da papà mi sono ritrovato nonno senza praticamente accorgermene. Il tempo è volato in un baleno e io l’ho trascorso quasi tutto in azienda, lavorando sodo notte e giorno. Per fortuna a casa c’era Rosella: sapevo di contare su di lei e ha avuto il grande merito di fare anche la mia parte. Poi, però, quando sono arrivati Davide ed Elisa mia moglie ed io abbiamo voluto comportarci come tutte le famiglie e quindi portare prima all’asilo e poi a scuola i bambini quando serviva e tenerli se i genitori erano occupati. Insomma, alla fine io sono forse stato più a lungo con i nipoti che con i figli».

IL LEGAME
E adesso in casa Canella il rapporto tra nonni e ragazzi è molto forte: «Siamo legatissimi - racconta il patron dell’Alì - e Davide vive nell’appartamento sotto al nostro per essere più comodo a frequentare le lezioni all’Università. Ci parliamo tutti i giorni, quindi, scherziamo, ci confrontiamo e spesso mangiamo insieme, con mia grande gioia. Mi fa un piacere immenso sentirlo entrare e dire “C’è qualcosa in tavola anche per me?”». «Vedere nascere lui e la sorella - ha proseguito - è stata un’emozione pari a quella che ho provato quando sono diventato papà di Marco e Gianni. Lo guardo in silenzio e penso tra me e me che sarebbe bellissimo un giorno vederlo alla guida dell’azienda che ho creato in tanti anni di sacrifici. Io sono nato in una famiglia di contadini e da piccolo mi divertivo a osservare i miei genitori che lavoravano i campi e, guardando, nello stesso momento imparavo, memorizzando tutti i loro gesti. Nel dopoguerra, a 14 anni ho iniziato a fare il commesso e a 15 anni, sono diventato garzone allo spaccio Onarmo che dipendeva dal Vaticano ed era l’Opera Nazionale di Assistenza Religiosa e Morale per gli operai, per il quale distribuivo prodotti alimentari. Da lì sono partito e all’età di Davide già lavoravo in questo settore. Adesso ho circa 3mila 800 dipendenti, che conosco praticamente tutti e che vado regolarmente a trovare nelle varie sedi. E mi piace chiamarli tutti per nome».

Il signor Francesco non nasconde che domani sarà una giornata speciale. «Davide mi ha detto subito “nonno, vengo io con te” e già questa è stata una prima emozione. Mi farà piacere averlo al mio mio fianco durante la premiazione e sarà bellissimo che con noi ci siano anche i bambini che riceveranno gli altri riconoscimenti. Certo, ho sacrificato la famiglia per il lavoro, perché ho trascorso buona parte delle mie giornate in azienda, ma adesso voglio godermi il più possibile i nipoti».

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Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 15:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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