Veneziano dell'anno
Adesso non parla più il semplice remer, ma il "Veneziano dell'anno", prestigioso riconoscimento che gli verrà assegnato domenica prossima - 14 gennaio - al teatro La Fenice, dall'Associazione Settemari. Nell'albo d'oro, inaugurato nel 1978 dai fratelli Giorgio e Maurizio Crovato, autori del reportage-choc che denunciava l'abbandono delle isole veneziane, molti nomi illustri. Da Giancarlo Ligabue a Paolo Baratta, da Feliciano Benvenuti a Marino Zorzi, da Pino Donaggio a Mara Venier. Pastor (che è anche presidente del El Felze, associazione che riunisce tutte le categorie artigiane che partecipano alla costruzione delle gondole) intende usare il palco per dare voce ai veneziani.
«Quando sono nato la città aveva 120mila abitanti, quando ho iniziato a lavorare 100mila, ora siamo sotto i 50mila. Così non c'è futuro per gli artigiani. Oggi io non insegno il mestiere a un giovane (anche se in realtà l'ho già fatto due volte), lo prenderei in giro. Perderemmo tempo in due, e lui soprattutto si illuderebbe di avere un futuro. Serve una svolta».
Il "Veneziano dell'anno" se fosse sindaco cosa farebbe? Pastor ride, si schernisce: «Non ho questa presunzione. Certo bisogna investire sugli abitanti, far capire il privilegio di vivere in questa città, rilanciare l'artigianato di qualità, diffondere la cultura della voga e dell'acqua, razionalizzare i trasporti, investire su nuovi scafi meno impattanti, bloccare l'esodo offrendo opportunità a chi resta, richiamare gente non veneziana a vivere in città. Ma non è il mio mestiere. Come diceva il mio maestro Bepi Carli, sto ancora imparando a fare il remer».
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)