Venezia a rischio. Il prof Amerigo Restucci: «Il segnale dell'Unesco è stato troppo secco»

Mercoledì 2 Agosto 2023
Venezia a rischio. Il prof Amerigo Restucci: «Il segnale dell'Unesco è stato troppo secco»

Il dibattito si accende dopo la coumunicazione dei tecnici del World Heritage Centre con la quale si raccomanda di inserire Venezia nella lista nera dell'Unesco, quella dei Patrimoni dell'umanità in pericolo. La "mozione" sarà affrontata al summit di Riyad, in Arabia Saudita, che si svolgerà dal 10 al 25 settembre. Due le criticità ritenute significative: l'esposizione della città all'aumento del livello del mare a causa dei cambiamenti climatici e l'eccesso di turismo che ne ha snaturato il tessuto economico e sociale.

Il professor Amerigo Restucci di Unesco se ne intende: ha coordinato il piano per la candidatura delle colline del Prosecco.

Inoltre è stato rettore dell'Istituto universitario di architettura di Venezia ed è presidente dell'Istituto regionale delle Ville venete.


Cosa ne pensa del "dossier Venezia"? L'Unesco tra i vari punti attacca il turismo di massa.
«Che il fenomeno del turismo di massa sia sempre più diffuso, è un dato di fatto assodato, che tuttavia non riguarda soltanto la città d'acqua, ma il mondo intero. Il segnale dell'Unesco è stato troppo secco. E oltretutto si tratta di messaggi che aveva già lanciato da tempo».


In effetti già nel 2021 la città era finita nel mirino a causa del transito delle grandi navi nel Bacino San Marco, poi bloccato con decreto del governo Draghi. E a inizio 2020 l'Organizzazione aveva inviato una delegazione per un sopralluogo che l'ha portata a visitare anche il Mose...
«Ci si dimentica che l'Unesco guarda anche alle attività sociali ed economiche, oltre che culturali. Questa volta è stata un po' troppo cogente nella misura in cui ha spinto a prendere decisioni: da questo punto di vista credo abbia forzato la mano. Ma è vero anche che nel momento in cui verrà letto il documento che è stato redatto, e si creerà un tavolo di colloquio com'è stato fatto altre volte, i "compagni di strada" potrebbero ancora camminare assieme».


Ritiene che sull'assalto del turismo si stia facendo abbastanza?
«Anche città vaste come Roma registrano il medesimo problema. L'amministrazione comunale di Venezia? Sta echeggiando cose fatte da altre città d'arte e sta cercando di porre rimedio con dei palliativi e forme che consentano di mettere in campo un maggior controllo. Se l'Unesco, quando il Comune approfondirà quanto contenuto nel documento, vorrà mettersi in ascolto di ciò che l'amministrazione fa da questo punto di vista, allora forse potrà essere smussata qualche spigolosità».


In tutto questo, c'è anche il tanto dibattuto tema del contributo d'accesso, che dovrebbe essere introdotto nel 2024. Pensa che questa misura sia sufficiente?
«Applicare il contributo di accesso anche solo per alcuni giorni dell'anno potrebbe fare la differenza, sarebbe già un passo. Accanto, naturalmente, ad una corretta comunicazione capace di orientare il visitatore a scoprire anche i luoghi della città meno noti, spalmando i flussi tra le varie zone del centro storico. L'importante è far sì che il turista stesso diventi un viaggiatore interessato. Non un visitatore improvvisato, dunque, ma carico di cultura grazie a quello che ha visto. La via da perseguire diventa quella di considerare il turismo come una risorsa. D'altronde l'Italia è ricca di fatti ed elementi culturali che vanno governati».

M.Gasp.

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