Venezia, allarme Unesco. Zanella: «Una città che ha svenduto se stessa»

Mercoledì 2 Agosto 2023 di Marta Gasparon
Unesco, Venezia a rischio

Il dibattito si accende dopo la coumunicazione dei tecnici del World Heritage Centre con la quale si raccomanda di inserire Venezia nella lista nera dell'Unesco, quella dei Patrimoni dell'umanità in pericolo. La "mozione" sarà affrontata al summit di Riyad, in Arabia Saudita, che si svolgerà dal 10 al 25 settembre. Due le criticità ritenute significative: l'esposizione della città all'aumento del livello del mare a causa dei cambiamenti climatici e l'eccesso di turismo che ne ha snaturato il tessuto economico e sociale.

«Che l'Unesco possa decidere sull'inserimento di Venezia nella black list, non posso che interpretarlo come la stigmatizzazione di un fallimento».


Luana Zanella, lei è capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, in che senso parla di fallimento riferendosi al dossier del World Heritage Centre?


«Perché ci troviamo di fronte ad una serie di problemi che via via si stanno aggravando e che finora non sono stati affrontati affatto.

Pensiamo al turismo e all'uso sconsiderato di Venezia da parte di chi, proprio grazie a questo tipo di turismo, si sta arricchendo. O al tema della residenzialità, fortemente condizionata da una destinazione d'uso degli appartamenti legata al soggiorno breve. Elemento che dice tanto di una città che ha svenduto se stessa».


Problemi di non facile gestione, in cosa hanno sbagliato secondo lei le amministrazioni comunali veneziane?
«Serve un approccio più umile, bisogna rendersi conto che, dopo aver governato per tanti anni, qualcosa è stato sbagliato».


Cosa non è stato fatto nei confronti del turismo di massa?
«Diciamoci la verità, azioni concrete non ne sono state fatte ed anzi, è stata assecondata la realizzazione a Mestre di strutture ricettive di pessima qualità architettonica, facendolo diventare un luogo di espansione della monocultura turistica "predatoria"».


Ma non ritiene che comunque qualcosa sia stato fatto? Le grandi navi fuori dal Bacino di San Marco, il Mose, l'avvio del contributo d'accesso, un lavoro per regolamentare gli affitti brevi o il commercio di paccottiglia...
«Se non verrà attuata un'azione politica decisa, volta a limitare i danni, a salvaguardare la città e la sua laguna, a contrastare le conseguenze inesorabili del cambiamento climatico e ad impedire che Venezia sia trasformata definitivamente in una macchina da profitti, la bellezza non basterà a salvare Venezia. Misure come quella del contributo d'accesso (che dovrebbe essere sperimentato nei giorni "caldi" dell'anno a partire dal 2024, ndr) non sono risolutive, in quanto semplici "pezze". A mancare è un'idea, un progetto: tutto è basato sul breve periodo, a scapito della maggior parte della città».


Il Mose però funziona.
«In un contesto segnato dal cambiamento climatico, è destinato a diventare in breve tempo un'opera obsoleta, da rivisitare e ricalibrare».


E sulle case per turisti?
«Il Comune potrebbe limitare la conversione dell'uso delle abitazioni per affitti, ma non sfrutta questo potere. E ha tentato di utilizzare i fondi del Pnrr per un inutile stadio».


L'Unesco ha anche manifestato perplessità per lo sviluppo in altezza di quegli edifici che potrebbero avere un impatto visuale negativo. Il dossier critica il sorgere di "torri" in centro storico, ma forse si riferisce a Mestre, alla Torre n viale San Marco, alta 60 metri.
«L'intervento sarebbe a due passi dal corso d'acqua che porta verso la laguna; quest'affaccio di terraferma vedrebbe una modifica insensata».

Ultimo aggiornamento: 17:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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