Venezia tra i patrimoni a rischio, orgoglio veneziano: «L'Unesco? Esagera. Il turismo è un motore imprescindibile per la città»

Mercoledì 2 Agosto 2023 di Tomaso Borzomì
Venezia tra i patrimoni a rischio, orgoglio veneziano: «L'Unesco? Esagera. Il turismo è un motore imprescindibile per la città»

VENEZIA - La minaccia dell'Unesco di inserire Venezia tra le città a rischio ha fatto stringere associazioni di categoria e rappresentanti del territorio attorno alla laguna.

A fare scuola è il "Cacciari-pensiero" a cui quasi tutti hanno fatto riferimento, cioè una presa di posizione dura contro l'ente internazionale.

GLI ALBERGATORI

Claudio Scarpa (direttore dell'Associazione veneziana albergatori) dice che l'ex sindaco filosofo «non sbaglia quando parla di giudizi estremi. E ancora Scarpa evidenzia come il turismo sia un motore imprescindibile per la città: «L'appello dell'Unesco va ascoltato con preoccupazione e non va trascurato. Venezia non è una città abbandonata a un declino, per quanto riguarda la sostenibilità si sta facendo tantissimo, così come è intenso l'impegno anche sotto l'aspetto del turismo, sul quale, ricordo, si regge l'economia cittadina e che non può essere considerato la causa dei problemi. Certo, servirebbero maggiori risorse sul piano ambientale e forse si può fare qualcosa di più anche con un progetto complessivo di contenimento dei flussi che separi la grande massa dei pendolari da chi dorme in città. Con il Comune si sta già lavorando in questo senso ma serve tempo per programmare e sperimentare».
Salvatore Pisani (presidente di Confindustria-Turismo Veneto Est) invita l'Unesco a darsi da fare. «Ben venga se vorrà dare una mano alla salvaguardia della città». Pisani parte dalle soluzioni, evidenziando come il Mose sia stato centrale per la città: «Venezia sta già facendo tanto, è già molto avanti rispetto ad altre città con problemi simili, e si vedono i primi risultati. Lo scorso anno il Mose ha risposto in pieno alle esigenze. Questa è già stata una prima prova di impegno nel preservare la città. C'è bisogno di attenzione particolare soprattutto sulla regolamentazione dei flussi turistici, con il ticket di ingresso, ma anche sulla regolamentazione degli affitti brevi, che non portano valore aggiunto, rendendo la città invivibile in alcuni periodi dell'anno».
Elio Dazzo (presidente Associazione pubblici esercizi) sbotta: «Questi dell'Unesco sono incomprensibili». «L'Unesco - aggiunge Dazzo - non conosce a fondo i problemi di Venezia, parla della città perché parlare significa sopravvivere. Venezia ha 1600 anni, è una città fragile, ne ha passate di tutti i colori, dalle Crociate in poi, passerà anche questo. Certo, magari servirebbero più residenti, ma senza il turismo, qual è la soluzione? andiamo tutti a lavorare nelle amministrazioni pubbliche? Queste uscite lasciano il tempo che trovano, del resto, da quanto non si sentiva parlare dell'Unesco?».

ARTIGIANI

Più morbido Matteo Masat (segretario di Confartigianato): «Concordo con l'Unesco sulla fragilità di Venezia, ma anche con Cacciari, cioè che non serviva che ce lo ricordassero loro. La città è fragilissima, il turismo, questo turismo, la sta distruggendo. La considerazione dell'Unesco è l'ennesima conferma di una grande difficoltà nella gestione turistica, perché questa è una risorsa, ma non con questa cultura, serve una consapevolezza del dove ci si trovi». Da ultimo, per Vernier l'Unesco non dice nulla di nuovo: «L'ente ha visto quello che quotidianamente vedono in tanti, una città che sta perdendo la sua anima. Serve un cambio di rotta per investire sulla cultura, la civitas e tutto quello che ha reso Venezia una città meravigliosa».

LA CULTURA

Il sovrintendente della Fenice Fortunato Ortombina articola così la sua posizione: «Onestamente dispiace che l'Unesco giunga a certe conclusioni più che altro per una questione di immagine. Se il timore per la città è quello statico, personalmente non penso che il flusso dei turisti metta in serio pericolo Venezia. Forse però dovremmo chiederci un po' tutti cosa potremmo fare in più, perché risorse e potenzialità non mancano».
Da manager, il sovrintendente propone anche una via per una soluzione: «Bisogna evitare che la città diventi una "esattoria". Fuori dal mio ufficio sento cantare, tra virgolette, "'O sole mio" spacciandola agli americani per canzone veneziana, si urla tutto in maniera allucinante. Mi piacerebbe che si cambiasse l'atteggiamento del denaro facile, mi piacerebbe vedere Venezia centro di attività che portino famiglie a lavorare qui e mandare i figli a scuola. Lo dobbiamo ai geni che hanno pensato Venezia fatta così».
Claudio Vernier (associazione piazza San Marco) contestualizza invece la "minaccia" come «L'ennesimo campanello d'allarme per questa città».

Ultimo aggiornamento: 15:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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