VENEZIA - “Abort”, il termine inglese per annullare una procedura (abortire), è la parola usata nel messaggio che è arrivato tra le undici e mezza e la mezzanotte del 23 dicembre alla sala operativa nel bunker del Mose alla bocca di Treporti-Punta Sabbioni: un messaggio nel complesso un po’ più lungo col quale il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche (l’ex Magistrato alle acque) comunicava che la procedura avviata per alzare le barriere della bocca di Treporti ed eventualmente quelle della bocca di porto di San Nicolò al Lido si stava fermando e metteva in standby gli operatori presenti.
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GLI AVVENIMENTI
Dopo una giornata frenetica di consultazioni e dopo che una trentina di tecnici di Comar e del Consorzio Venezia Nuova (Cvn) erano stati mobilitati e che una quindicina di loro già dal primo pomeriggio si era recata nella sala operativa di Treporti e aveva acceso tutto, pronta a manovrare il sistema, l’operazione si è arenata. Tra di loro c’era gente che aveva sospeso le ferie e che era rientrata da soggiorni di vacanza per partecipare all’operazione, e la reazione è stata un misto tra sconcerto, delusione e rabbia per quella che hanno considerato l’ennesima occasione persa. In attesa di conferme, la squadra è rimasta nella sala di controllo fino a quasi le due di notte, poi ha smobilitato anche perché il momento giusto per cominciare a sollevare le paratoie, tra le due e le due e venti in concomitanza con il picco di bassa marea, ormai stava passando. Da mezzanotte alle due hanno tentato di mettersi in contatto con i vertici ma non hanno più ricevuto alcuna comunicazione, mentre e i messaggi e le telefonate che si scambiavano con chi non era andato nella sala controllo ma da casa seguiva la situazione erano di questo tenore: «Quindici persone mobilitate, un’organizzazione messa in moto in meno di 6 ore e ci si ferma all’ultimo momento?».
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Questa è la fine del film iniziato lunedì mattina quando il dirigente e provveditore in pectore del Piopp (Provveditorato interregionale alle opere pubbliche), Cinzia Zincone, aveva iniziato a valutare la possibilità di intervenire attivando una serie di consultazioni con responsabili e tecnici, informando il super commissario del Consorzio Venezia Nuova (Cvn), Elisabetta Spitz, e a mezzogiorno aveva chiesto con una lettera ai due commissari Fiengo e Ossola di attivare le paratoie per ridurre i danni dell’acqua alta eccezionale prevista per il 24 mattina, e chiedendo se ci fossero condizioni ostative.
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LA SQUADRA
Alla fine, poi, la marea ha toccato l’apice alle nove di martedì mattina, vigilia di Natale, fermandosi a 139 centimetri provocando altri danni che si sono aggiunti ai 400 milioni di euro causati dalla marea disastrosa del 12 novembre quando il picco fu di 187 centimetri, ma il conto è ancora provvisorio perché molti residenti e commercianti non hanno ancora presentato le richieste per i rimborsi e perché le altre acque alte eccezionali che si sono verificate da allora ad oggi, pur non avendo superato i 150 centimetri, hanno aggravato di molto la situazione.
Nel tunnel di Treporti c’erano tecnici del Consorzio e soprattutto di Comar che è la società costituita dalle imprese del Cvn che per anni si è occupata di realizzare impianti elettromeccanici, ha inoltre portato a termine l’ampliamento della nave jack-up per trasportare le paratoie alle manutenzioni periodiche e, occupandosi anche di indire le gare europee per varie opere legate al Mose, è stata pure il braccio operativo del Magistrato alle acque poi Provveditorato.