Trecento proposte di lavoro, gli universitari le snobbano: «Accettano solo lo smart working»

Domenica 12 Giugno 2022 di Antonella Lanfrit
Trecento proposte di lavoro, gli universitari le snobbano: «Accettano solo lo smart working»
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UDINE - Trecento proposte di lavoro, provenienti da trenta aziende, e 120 candidati. Sono i numeri registrati ieri alla 7^ edizione di Job Breakfast, il career day annuale dell'Ateneo friulano che intende facilitare l'incontro tra i giovani talenti di tutti i corsi di laurea e le aziende di rilievo nazionale e internazionale.

DISALLINEAMENTO
«Un'edizione che ha confermato il trend cominciato nel giugno 2021: un notevole disallineamento tra l'offerta di lavoro e la domanda», sintetizza Marco Sartor, delegato per il job placement e i rapporti con le imprese dell'ateneo, presente ieri mattina nel porticato di San Giovanni insieme al rettore, Roberto Pinton. Le offerte riguardavano tutti i corsi di laurea: se i soliti ingegneri e informatici sono ai vertici delle richieste, di questi tempi le imprese hanno fame di tutte le competenze che si formano all'Università.
«Per fare un esempio certifica Sartor -, c'è un'enorme richiesta di persone da occupare nel digital marketing, un ambito in cui le facoltà umanistiche possono farla da padrone.

Anche perché - aggiunge -, c'è una generale disponibilità delle aziende a investire sul personale con corsi di formazione, se si trovano le skills adatte e, magari, occorre integrare qualche competenza specifica».

LE CAUSE
Censite le presenze e il divario persistente, l'Università sta analizzando i motivi all'origine di tale fenomeno, sebbene non si sia giunti ancora a un'unica chiave di lettura. «Non è del tutto chiaro se il divario che si è creato nel mondo del lavoro sia uno degli effetti del Reddito di cittadinanza avendo questa base d'appoggio si valuta bene ciò che si è deve accettare - o del Covid che, avendo relegato le persone in casa per oltre un anno e mezzo, ha creato fragilità e timori che oggi fanno rifuggire dal rinnovato incontro diretto con le persone e con i contesti lavorativi».

I SINTOMI
Mentre si riflette sulle cause, occorre però affrontare i chiari sintomi: «Le persone non sono più disposte a lavorare a ogni costo», afferma Sartor, attingendo all'abbondante casistica che l'efficiente servizio placement dell'Università può vantare. Un atteggiamento confermato anche da alcune richieste specifiche e impensate fino al febbraio 2020: «L'impiego prevede lo smart working? Se sì accetto, se no rifiuto», racconta il delegato ricordando situazionI concrete capitate di recente.
A confrontarsi con i giovani in cerca di occupazione ieri c'erano brand affermati. Tra questi, per citarne alcuni, AcegasApsAmga, Adecco, Alfa sistemi, Bluenergy Group, Danieli, Elecnor Servicios y Proyectos, Eurotech, Fantoni, Freud, Gruppo Pittini, Ikea Italia, Infineon, Kpmg, Nohup, Overit, Ppn, Prestipay, Pwc, Regione, Rhenus Air & Ocean, Sisecam Flat Glass Italy, Sit spa, Tennant Company, Txt Group, Vitesy.
«Il rapporto con le realtà produttive - sottolinea il rettore, Roberto Pinton - è un aspetto a cui poniamo particolare attenzione sia nel progettare le attività formative che nel definire specifici ambiti di ricerca. Questo approccio ci consente anche di proporre ai nostri laureati una platea sempre più ampia e qualificata di aziende».

GLI STIPENDI
Job Breakfast è un'iniziativa unica nel suo genere in Italia e la qualità delle aziende schierate il sabato mattina in piazza a Udine ne è una ulteriore conferma. Anche per questo Sartor, nella sua analisi, esclude che sulla contenuta domanda di lavoro incida l'entità dello stipendio: «Le aziende hanno così necessità di capitale umano che le offerte economiche sono interessanti anche per i primi assunti assicura -. Non solo, sono disposte a pagare master e corsi di formazione specifici, sempre che i candidati siano disponibili. Infatti, non è scontato che tutti accettino di mettersi in gioco».
Il divario tra domanda e offerta è destinato a prolungarsi nel tempo e, addirittura, ad accentuarsi vista la curva demografica? Sartor resta prudente nelle previsioni, auspicando comunque che «il fenomeno possa rientrare nell'arco di qualche anno, quando si sarà attenuato il disagio psicologico che questo periodo di pandemia ha creato tra i giovani in formazione, più fragili e meno disposti a stare in certi contesti e a confrontarsi direttamente con le persone».
 

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