Lavoratori stagionali agricoli bloccati dal governo: l’ira della Regione

Mercoledì 8 Giugno 2022 di Marco Agrusti
Braccianti agricoli

Sono la linfa vitale e allo stesso tempo l’architrave della produzione di frutta e verdura in Friuli Venezia Giulia. Danno una mano importante anche nel settore delle barbatelle, una vera e propria eccellenza del territorio. Ma non si trovano nemmeno loro. E stavolta non c’entrano la guerra, la crisi economica, le speculazioni oppure il tipo di lavoro, a dire il vero particolarmente pesante. Questa volta a mettersi in mezzo, con tanto di bastoni tra le ruote, è lo Stato.  Così le aziende agricole della nostra regione, già colpite dai rincari delle materie prime e dai prezzi irrisori pagati ai produttori, rischiano di dover riscrivere - a costo loro - le regole del lavoro dell’estate e dell’autunno. I lavoratori che non arrivano, infatti, sono gli stagionali extracomunitari che di solito si occupano di mansioni chiave in fase di raccolta dei prodotti.

E dal Friuli ora parte una lettera di fuoco destinata a Roma. 


IL NODO
I lavoratori stagionali che dovevano (il passato ormai è d’obbligo, vista la situazione) essere impiegati dalle aziende del Friuli Venezia Giulia nel settore dell’agricoltura sono 815. Nel dettaglio, come spiegato dal settore della Regione che si occupa di politiche per il lavoro, gli stagionali annuali attesi erano 205, i pluriennali cinquanta, mentre quelli ottenuti tramite le associazioni di categoria ben 560. Se poi al conto si aggiungono anche gli stagionali legati al settore del turismo e della ricettività, allora il conto sale fino a raggiungere quota 1.250 lavoratori. Ed è tutto fermo nelle stanze del governo, perché le quote ci sarebbero (sono assegnate ad ogni regione), ma il modo per far arrivare i lavoratori sul territorio a quanto pare ancora no. 


LA PROTESTA
L’assessorato retto da Alessia Rosolen, che si occupa appunto di lavoro in Regione, è subissato dalle proteste. Associazioni di categoria, sigle sindacali, tutti preoccupati per la stagione della raccolta della frutta e per le barbatelle. Settori chiave per l’economia agricola del Friuli Venezia Giulia. La mancanza di lavoratori stagionali extracomunitari, però, non dipende direttamente dalla Regione, né dal suo esecutivo. La situazione si è impantanata a Roma, dove tra due ministeri (Interno e Lavoro) si dovrebbero gestire le famose quote di immigrati da assegnare a ogni singolo territorio dello Stivale. «Esiste un portale - spiega proprio l’assessore regionale Alessia Rosolen - che si chiama Spi 2.0 e che gestisce le pratiche dell’immigrazione». Doveva ufficialmente partire già l’11 maggio scorso. «Ma sino a questo momento - precisa sempre Rosolen - non funziona assolutamente nulla». Ecco perché dagli uffici è partita una lettera di fuoco destinata al governo di Roma, con la quale si chiede l’immediato sblocco della situazione onde evitare un’altra crisi nel settore agricolo. E non ce ne sarebbe affatto bisogno. Attualmente, ad esempio, i tecnici della Regione non riescono nemmeno ad accedere ai dati del governo sul tema. È letteralmente tutto fermo e le aziende si ritrovano senza lavoratori per programmare la prossima stagione della raccolta. «Noi non possiamo portare avanti i procedimenti in materia di immigrazione- illustra ancora Rosolen - perché il portale che doveva partire dall’11 maggio non è ancora stato avviato. Abbiamo tutto, le credenziali e le procedure, ma non si muove nulla».

 
LE CONSEGUENZE
Mele, kiwi, barbatelle. Ecco i settori che saranno più penalizzati dai ritardi romani. La raccolta della frutta inizierà ad agosto e da molto tempo conta sulla manodopera straniera. Il settore delle barbatelle parte dopo e il rischio è quello che solamente chi si è organizzato per tempo possa contare sul 100 per cento del personale richiesto e necessario ad eseguire le operazioni. L’ennesima tegola in un periodo già complicato per molteplici ragioni, sia internazionali che interne. 

Ultimo aggiornamento: 13:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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