Anila, l'operaia morta sul lavoro a 26 anni. La collega: «Ero lì con lei quando il robot l'ha colpita, è stato orribile»

Giovedì 16 Novembre 2023 di Maria Elena Pattaro
Anila, l'operaia morta sul lavoro a 26 anni

PIEVE DI SOLIGO (TREVISO) - «Stavo lavorando lì anch’io quando è successo l’incidente. Anila stava sistemando un bancale quando all’improvviso il robot l’ha colpita alla testa e lei è rimasta incastrata. Non ha avuto scampo. Una fine orribile. Tutta la fabbrica piangeva». A parlare dell’orribile morte sul lavoro di Anila Grishaj è una collega della 26enne albanese, capolinea della Bocon, azienda di surgelati di Pieve di Soligo. La giovane è stata uccisa da un macchinario azionato per sbaglio da un altro dipendente, ora indagato per omicidio colposo. Un tragico errore umano costato la vita alla giovane albanese, che in soli cinque ani da semplice operaia aveva fatto carriera diventando responsabile di linea. «Era la migliore, bravissima, impeccabile. Avevamo iniziato a lavorare lì nel 2018. Era un piacere averla come capo e glielo dicevamo spesso. Anche quel giorno quando è entrata in spogliatoio per cambiarsi prima del turno le abbiamo detto che si meritava un’accoglienza col tappeto rosso» aggiunge Ana trattenendo a stento le lacrime «Quel robot lo usiamo già da cinque mesi: serve per confezionare i bancali di surgelati. L’ho usato anch’io, come tanti altri colleghi» dice Ana, di origini brasiliane, uscita a prendere una boccata d’aria dopo una notte insonne. Abita a Vergoman, la stessa frazione in cui Anila viveva con la famiglia. Le loro case sono a un tiro di schioppo eppure ieri quel centinaio di metri era un abisso. «Non ho il coraggio di andare dalla famiglia, troppo dolore - prosegue la donna mentre cerca di riavvolgere il nastro di quell’ultimo turno maledetto.


L’ULTIMO TURNO
«Abbiamo iniziato alle 2 del pomeriggio e dovevamo finire alle 10 di sera - racconta -. Ci siamo cambiate chiacchierando come sempre e poi ognuna si è occupata delle proprie mansioni». Una giornata di lavoro come tante all’interno dell’azienda di surgelati che dà lavoro a intere famiglie del territorio. «Mezza Miane lavora in quella fabbrica» spiega la donna. Anche suo marito lavora lì: ieri sono rimasti a casa come il resto dei dipendenti. La fabbrica ha fermato la produzione ed è rimasta chiusa dopo la tragedia. Ana riprende il filo dei ricordi, tornando con la mente a martedì pomeriggio: «Alle 16 ci è crollato il mondo addosso. Abbiamo capito subito che era successo qualcosa di grave nel reparto di confezionamento. Si è sparsa la voce. Gli impianti sono stati fermati. Tutta la fabbrica piangeva». 


LE INDAGINI
I drammatici istanti dell’incidente sono stati filmati dalle telecamere interne. È proprio sulla base dei filmati che lo Spisal ha ricostruito la dinamica dell’incidente mortale. Il collega ha azionato l’impianto che la 26enne aveva spento poco prima, forse per un controllo. L’uomo non si era accorto della presenza di Anila. Un pulsante premuto per errore. Il braccio meccanico in movimento l’ha quindi colpita di sorpresa alla base del collo e poi la testa è rimasta incastrata tra il braccio e il corpo della macchina provocando lo schiacciamento delle vertebre. Questa la prima ricostruzione fatta da Spisal e carabinieri, che indagano sul caso.

I soccorritori l’hanno trovata così: in piedi, con la testa infilata nel macchinario, con il collo spezzato. Il collega, ancora ieri sotto choc, verrà indagato per omicidio colposo. E se dalle verifiche dovesse emergere un difetto anche nelle procedure e nei sistemi di sicurezza, nel registro degli indagati, sempre con l’accusa di omicidio colposo, ci potrebbero finire anche i vertici della “Bocon”. 


L’AZIENDA 
La “Bocon” intanto ha cancellato tutta una serie di eventi in programma per lanciare e promuovere la propria attività e ieri ha anche sospeso la produzione. I titolari non hanno voluto parlare se non attraverso una nota ufficiale: «Siamo profondamente affranti, addolorati e increduli per il gravissimo lutto che ci ha colpito. Eravamo molto legati ad Anila che era con noi da tempo e che era molto apprezzata per le sue qualità umane e professionali. Sappiamo che il nostro dolore non è nulla rispetto a quello che stanno soffrendo i genitori e le persone a lei più care. Siamo a completa disposizione affinché siano chiarite del tutto le ragioni dell’incidente».

Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 09:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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