Killer per incassare un milione di polizza. La difesa: «Non sono stato io». Il Gip: «Mente criminale»

Sabato 6 Marzo 2021 di Denis Barea
Sergio Miglioranza
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PAESE «Non sono stato io». È l'ora di pranzo quando Sergio Miglioranza incontra i suoi legali, gli avvocati Rossella Martin e Silvio Piccoli. «Io il carcere l'ho sempre visto da fuori - ha detto - non avrei mai pensato di entrarci. È un incubo». È apparso traumatizzato dopo l'arresto, avvenuto intorno alle 8 di ieri presso la casa del fratello a Treviso.

E stordito per effetto dei tranquillanti che gli sono stati prescritti dal medico perché dal giorno dell'incendio che ha distrutto la sua casa a Castagnole e la morte della moglie Franca dice di fare fatica a dormire. «Non ho dato fuoco io alla casa - ripete - come avrei potuto farlo»? Nell'ordinanza firmata dal gip Angelo Mascolo si parla però, oltre che di dieci punti d'innesco delle fiamme, trovati all'esterno come anche all'interno dell'abitazione, di tracce di liquido accelerante rinvenute su alcuni suoi vestiti. «Non so cosa sia successo - spiega - e non so come possano aver trovato quel liquido su di me. Avevo pulito una cosa con la benzina, al momento dello scoppio ero in pigiama».

IL COMMERCIALISTA Il suo per il gip di Treviso è un castello costruito a suon di menzogne. Aveva, scrive Mascolo nell'ordinanza che lo ha messo in custodia cautelare nel penitenziario Treviso, l'intenzione di truffare l'assicurazione della casa, mettendo in scena il rogo. E incassare il premio sulla copertura vita della moglie. In tutto quasi un milione di euro. La prova starebbe nel fatto che i documenti relativi alle due coperture assicurative erano all'interno di una delle macchine della famiglia, che erano state spostate proprio quella notte perché, è l'ipotesi degli inquirenti, non venissero intaccate dalle fiamme. «Le polizze le avevo messe io nella vettura - si giustifica Miglioranza - sarei dovuto andare a presentare la dichiarazione dei redditi, erano spese e come tali si potevano detrarre».

PERICOLOSO Ma nell'ordinanza si spiega come il pensionato 70enne sia in possesso di una personalità di notevole spessore criminale, in grado, se lasciato in libertà, di commettere altri reati. Di più Miglioranza, che verrà ascoltato dal giudice per le indagini preliminari stamattina nel corso dell'interrogatorio di garanzia, non dice. Soprattutto non spiega come mai la porta da cui la moglie e l'amica Fiorella Sandre, che viveva insieme a loro, sarebbero potute uscire salvandosi dalle fiamme sia risultata sbarrata da una grossa trave di legno. È la stessa porta da cui lui sostiene di aver guadagnato l'esterno, ma è una circostanza che gli investigatori ritengono praticamente impossibile. La morte delle due donne è infatti, secondo quanto si legge nelle carte della Procura, favorita dal fatto che erano bloccate tutte le vie di fuga e che sulle finestre del primo piano, quello in cui Franca e Fiorella si trovavano, erano presenti delle inferriate. «Ha agito con premeditazione - scrive inoltre il pubblico ministero Anna Andreatta - e con crudeltà, tenendo conto che le vittime sono morte a bruciate vive». Oltre al duplice omicidio, al 70enne viene imputato l'incendio doloso, messo a segno predisponendo degli inneschi con sostanze infiammabili, con l'aggravante di avere dato fuoco ad un edificio abitato e soprattutto su un deposito di merci varie in cui erano presenti anche bombole contenenti gas, in un orario pensato apposta per colpire quando le due donne erano particolarmente vulnerabili, essendo entrambe andate a dormire. C'è anche, nei quattro capi di imputazione, la violazione dei sigilli che erano stati messi dopo l'incendio sull'immobile e sul giardino, praticamente distrutti dalle fiamme. Era entrato, aveva detto lui, per recuperare alcune cose importanti fra le mille cianfrusaglie carbonizzate. Il pm pensa invece che volesse controllare i punti dai quali aveva scatenato l'inferno di fuoco. 

Ultimo aggiornamento: 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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