MOGLIANO VENETO (TREVISO) Oggi sarà il giorno della verità sul drammatico accoltellamento di Mogliano Veneto. È fissata per le 9.30 di stamattina, al Tribunale per i minorenni di Mestre, l'udienza di convalida dell'arresto a carico del 15enne di Marocco, che lunedì pomeriggio ha sferrato una ventina di fendenti a Marta Novello mentre stava facendo una corsa.
Ragazza aggredita a Mogliano, Marta si ricorda il momento esatto in cui è stata accoltellata Foto
La pista
C'è grande attesa, anche da parte degli inquirenti, per la versione dell'indagato. Le sue dichiarazioni avverranno in presenza, dato che è previsto il suo trasferimento dal centro di prima accoglienza del carcere di Treviso. La pista privilegiata dagli inquirenti è quella di un movente patrimoniale: «Gli servivano dei soldi. Dai primi accertamenti è emerso che lui cercasse del denaro e più elementi ce lo dicono». I carabinieri hanno convocato in caserma diverse persone vicine allo studente: i suoi familiari, ma anche alcuni tra i suoi migliori amici, chiamati a fare luce su quali potessero essere le esigenze finanziarie tali da indurlo a uscire di casa con un coltello da cucina, in pieno giorno, per recarsi in una strada frequentata da podisti e ciclisti, aggredire una ragazza che abita nel suo stesso quartiere, pretendere dei soldi malgrado fosse priva di una borsa e colpirla con due decine di coltellate al punto da mandarla in Terapia intensiva.
Il risveglio di Marta: subito breve colloquio con mamma e papà
La testimonianza
Cruciale potrebbe essere la testimonianza dei due operai veneziani, che hanno prestato i soccorsi e lanciato l'allarme, vedendo una bicicletta di traverso alla strada. «Tranquilli, adesso chiamiamo l'ambulanza, non vi muovete», hanno detto i due uomini alla 26enne e al 15enne, come hanno poi dichiarato nel verbale dei carabinieri, quando nei primi istanti di intervento credevano di trovarsi di fronte a un sinistro stradale, perché li vedevano insanguinati e agitati nel fossato. Inquietante è però la successiva immagine fissata nella memoria dei due soccorritori, successivamente consegnata al tabaccaio Leonardo Gazzetta, quando sono andati a comprare un pacchetto di sigarette: «Pensavamo a un incidente, invece quel ragazzo dentro il fosso si accaniva sulla povera ragazza». Riflessione del commerciante: «Probabilmente con il loro arrivo le hanno salvato la vita».
In ospedale
Marta infatti è sopravvissuta, anche se ora dovrà fare gradualmente i conti con la consapevolezza della violenza subita e con gli effetti delle gravi lesioni riportate. Al momento ha parlato solo con la madre, la prima a vederla dopo il duplice intervento all'addome e alla mano. «Che ora è?», ha chiesto appena riaperto gli occhi davanti ai medici che le tenevano sotto controllo i parametri vitali. Prima di poter vedere la madre ha chiesto notizie sulla sua famiglia: «Dove sono i miei genitori? Come stanno? Sanno che sono qui?». La ragazza è stata tranquillizzata e rassicurata. Poi il breve incontro con la mamma. E, un po' alla volta, ha anche cominciato a prendere consapevolezza dell'entità delle ferite riportate. «La abbiamo creato attorno una bolla protettiva - spiegano dal Ca' Foncello - a medici e infermieri che la seguono è stato severamente vietato di farle domande su quanto le è accaduto, sull'aggressione. Non deve essere turbata. Di queste cose parlerà quando sarà pronta con gli inquirenti». Marta è lucida, per quanto possa esserlo una persona uscita da un trauma del genere, dalla sedazione e da due interventi. Reagisce con chi le parla, ma nessuno ha ancora sondato i suoi ricordi. Nemmeno i chirurghi che l'hanno operata e seguita per tutto il decorso hanno voluto toccare l'argomento. C'è ottimismo, ma resta comunque sotto osservazione. «Adesso, un po' alla volta, intraprenderà un percorso riabilitativo - spiega il direttore generale dell'Usl Francesco Benazzi - la daremo tutto il supporto necessario». Il sindaco di Mogliano Davide Bortolato mantiene un filo diretto con la famiglia della ragazza: «Ho sentito il papà - dice - era contentissimo per come la figlia sta rispondendo alle cure, soffre solo il fatto di non poter stare tutto il tempo in ospedale per via delle misure anti-Covid. Resta un momento molto complicato per loro. Gli ho portato la vicinanza dell'amministrazione comunale e anche del prefetto di Treviso, che mi ha contattato per avere notizie».
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