MOGLIANO VENETO Nonostante la giornata primaverile, ieri a Marocco di Mogliano l'aria è riuscita a essere insieme bollente e gelida.
Marta Novello, l'ora della verità. Il 15enne: «Voglio parlare». I testimoni: così l'ha colpita
Bocche cucite
Fin dal primo momento le due famiglie hanno scelto la linea del silenzio. Pochi i momenti in cui hanno lasciato sfogare la paura, lo sconcerto, il sollievo nell'apprendere il risveglio di Marta dal coma. Ancor meno quelli in cui hanno commentato gli attimi dell'agguato, di cui nessuno tranne i due giovani è stato testimone. Dopo due giorni di assedio, quando anche ieri la situazione era immutata, fare muro non è più bastato: «Se non ci lasciate in pace chiamo i carabinieri». Detto fatto, per due volte, fra le 15 e le 17.
La difesa oggi punta a chiedere la seminfermità mentale.
Lo sfogo
«Non possiamo dire niente perché non sappiamo niente ha commentato il nonno del 15enne nei brevi momenti in cui è rientrato in via Marignana dal supermercato . Mio nipote non ha mai fatto queste cose, non è mai stato violento con nessuno». Parole gonfie di esasperazione, di smarrimento. Nel sapere un ragazzino, che ha compiuto 15 anni lo scorso novembre, ora in carcere con un'accusa tremenda che peserà sulle sue spalle tutta la vita. E nel sapere che un peso ancor maggiore ha segnato per sempre l'esistenza della 26enne. A cui si sono aggiunti commenti tremendi che hanno ancor più sconfortato i parenti. «Si sono dette cose terribili e non vere. Mio figlio non si è mai drogato, è sempre stato un ragazzino per bene. Il lockdown lo ha messo a dura prova» ha ribadito la madre, sottolineando di non giustificare in ogni caso l'accaduto.
La vicinanza
Nella tensione che ieri era vibrante, uno spazio speciale fatto di commovente abnegazione se lo sono ritagliato gli amici. Quelli del 15enne, che in sella alle loro bici sono andati a salutare la mamma dell'aggressore. Un incontro durato pochi minuti, dal momento che alcuni dei più stretti conoscenti del 15enne ieri sono anche stati sentiti in caserma. «Sta tanto male, è provata e disperata sia per Marta, sia perché suo figlio è chiuso in galera» l'hanno difesa compatti. E poi gli amici di Marta, che per ore hanno fatto fronte comune davanti a casa della ragazza. Compagni di scuola e di crescita che alla 26enne e a tutti i Novello hanno regalato una prova di lealtà non comune. «Marta l'ho scelta come mia sorella di vita» aveva spiegato all'indomani della tragedia la migliore amica della ragazza. Un legame che i fatti hanno dimostrato più ancora delle parole, ora che i social network sono stati oscurati e che le notizie sulla salute della vittima sono centellinate dai bollettini sanitari che l'ospedale trasmette ai genitori. «La cosa più importante è che si sia svegliata si è limitato a commentare uno di loro . Abbiamo avuto paura di perderla, adesso la proteggeremo a ogni costo».
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Accoltellata per strada, da pc e cellulare le verità sull'aggressore di Marta