IL VIAGGIO
MOGLIANO La difesa oggi punta a chiedere la seminfermità mentale.

Venerdì 26 Marzo 2021
IL VIAGGIO MOGLIANO La difesa oggi punta a chiedere la seminfermità mentale.
IL VIAGGIO
MOGLIANO La difesa oggi punta a chiedere la seminfermità mentale. «E' giusto» risponde coralmente il quartiere. «Quello del ragazzo sembra, con tutta evidenza, un raptus». Non si divide in innocentisti e colpevolisti via Marignana, la strada che taglia l'ultimo aggrumato urbano di Mogliano verso la campagna veneziane, teatro dell'abitare in villa e dei casolari. «Prego per Marta, potrebbe essere mia figlia» aggiunge la titolare del negozio Nonosolopane, il pizzicagnolo di Marocco. «Ma condannare il 15enne è facile. Bisogna capire». Già.
LE VOCI
La verità, oggi è un'entità che sfugge dalle mani. «Noi camminiamo sempre con i cani in zona- commenta un gruppo di 4 signore sui 60- non ci sentiamo minacciate, no. C'è qualcosa che ancora sfugge. Tentativo di rapina? Molto improbabile». Di dubbi sono lastricati i tre chilometri di strada urbana che si addentrano sempre più verso i campi. «Il ragazzo veniva qui spesso ad acquistare i giornali per il nonno-informa Leonardo, titolare dell'edicola e Tabaccheria della zona- mi rendo conto che il senso dell'affermazione ragazzo normale oggi debba fare i conti con l'agguato efferato. Ma lo era, rispettoso, educato, nulla davvero da segnalare». Anche il farmacista di zona, mantiene il riserbo. «Preghiamo per Marta, siamo tutti con lei. Ma preghiamo, insieme, per la famiglia del suo aggressore». I passeggiatori abituali dell'arteria si muovono come nulla fosse. Solo, ma è impercettibile, accelerano davanti al teatro dell'agguato, che oggi è diventato una specie di simulacro, con ilo striscione e le troupe televisive sempre in azione. «Non ci sentiamo minacciati. Non è ami accaduto nulla qui. E più il tempo passa, più pare che ad emergere siano dinamiche non occasionali». Un quartiere tranquillo, tagliato in due da una strada. Assetto residenziale, pochissimi negozi. Da un lato l'improvvisa popolarità lascia come scia un certo disagio. «Lasciateci in pace» ripetono i vicini di casa della famiglia del ragazzo. «Smettetela di romperci» si inalberano i dirimpettai agitando una pompa per irrigare l'orto usata come arma di dissuasione.
GLI AMICI
Arrivano in bici con cadenza regolare, sono quattro forse cinque. Ecco i nuovi amici del 15enne in stato di fermo per l'accoltellamento a Marta Novello. La madre li fa entrare, prima di sparire in garage. Fanno la ronda? Cercano di portare notizie? «Quello che avevamo da dire, l'abbiamo detto. Vi abbiamo fatto vedere le chat i gruppi. Cosa possiamo sapere di più? E' uscito solo, non c'era nessuno con lui» ripetono i 4 minorenni. Di fronte all'ingresso della casa di famiglia del ragazzo il rivenditore di vino ha parole dure con la stampa e l'informazione. A colpire è però la fotografia di Marta esposta come un santino su tette le vetrine. In un mantra collettivo di energia positiva, di buena onda per la guarigione della giovane. Il respiro accelera, le persone si fanno scontrose: nessuno si è mai occupato di questa periferia silenziosa e operosa. Ora si vedono le immagini, i ceri, le preghiere sul balcone. Si mescolano insieme, dolore e vergogna. Insieme a molti perchè. Ma il tessuto sociale tiene. La cortina è serrata nella protezione della famiglia del ragazzo. «Ci uniamo nel dolore, non vogliamo che venga fatto torto a nessuno» è il commento di un passante ottuagenario. «Vivo qui da 60 anni conosco tutti ma non parlo.. è una grande tragedia. Lasciatemi acquistare le medicine». L'ansia di tutti è rivolta all'oggi: convalida del fermo per il ragazzo. Che, finalmente dovrebbe raccontare i fatti dal suo punto di vista. L'avvocato della difesa, Matteo Scussat, pare deciso a chiedere la seminfermità. «Un gesto inspiegabile» commenta compatta la piccola comunità. Precipitata nell'ora delle domande scomode, quelle che mettono a repentaglio ogni forma di supposta normalità.
E. F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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