CAERANO SAN MARCO (TREVISO) - Vede la moglie in auto con un vicino di casa e perde la testa, credendo che sia il suo amante. Al punto da massacrarlo di botte, armato di tirapugni, e da rubargli il Cartier d’oro da 6.500 euro.
Credeva che la moglie fosse con l'amante e lo massacra di botte
Il pestaggio risale a novembre del 2020. Quel giorno lo straniero ha sorpreso la moglie nel parcheggio sotto casa, mentre chiacchierava in auto con un vicino. Un imprenditore, che al polso aveva un orologio di lusso. Stavano parlando di questioni condominiali, secondo quanto riferito dalla vittima, assistita dall’avvocato Marco Furlan e intenzionata a costituirsi parte civile nel processo. Ma il 50enne ha frainteso, interpretando quell’incontro come chiaro segnale di una tresca, che andava punita. Così indossa un tirapugni, apre la portiera lato passeggero e inizia a sferrare pugni contro il malcapitato. L’imprenditore avrebbe tentato di spiegargli l’equivoco e di farlo smettere. Ma il picchiatore non avrebbe sentito ragioni. La vittima era stata costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso: la prognosi iniziale era di 20 giorni, poi prolungata di altri 50 dal medico di base. In quei momenti concitati, mentre il vicino si difendeva dai colpi, era sparito l’orologio d’oro. Non trovando più il prezioso Cartier ne ha dedotto che doveva averlo rubato l’aggressore. Così ha presentato denuncia ai carabinieri sia per il pestaggio, sia per la sparizione del gioiello. Viste le circostanze, il pubblico ministero Francesca Torri, titolare del fascicolo ha rubricato i reati come lesioni dolose aggravate dall’utilizzo dell’arma (il tirapugni) e rapina. Ieri mattina, in tribunale a Treviso, era fissata l’udienza preliminare al cospetto del gup Cristian Vettoruzzo. Il giudice ha rinviato al 17 ottobre per consentire alla difesa del 50enne di valutare un documento inserito nel fascicolo delle indagini solo qualche giorno fa, e da lì decidere il rito: probabilmente si tratterà di un abbreviato. Il legale della vittima, dal canto suo, preannuncia la prossima mossa: «Ci costituiremo parte civile in quanto le mie istanze stragiudiziali di risarcimento sono rimaste lettera morta». Si torna in aula a ottobre, a quasi tre anni dall’increscioso episodio.
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