Mamma suicida. Si era licenziata per il figlio, quel post premonitore su Facebook

Lunedì 22 Febbraio 2021 di Elena Filini
Mamma suicida a Vidor. Si era licenziata per il figlio, quel post premonitore su Facebook
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Mamma si getta dal ponte con in braccio il figlioletto, una tragedia immensa che si è consumata lo scorso fine settimana nel Trevigiano. Margherita Bandiera, 31 anni, ha percorso fra la sua Lancia Y e l'inizio del ponte di Vidor. Li ha fatti stringendo in braccio il suo bambino e cingendolo al petto ha scavalcato la balaustra, poi si è lasciata cadere. Per lei non c'è stato scampo, il figlioletto invece è sopravvissuto. Ricoverato, non è in pericolo di vita.

VEDELAGO - La gioia e la fatica di essere madre. Te la senti nel corpo, e poi anche dentro la testa. Quando resti in casa per ore, quando scegli di licenziarti e di rimetterti in tasca la laurea in economia, quando il bimbo piccolo non ti dà tregua. Ti distrai cucinando, guardi l'orizzonte, ti riempi di incombenze quotidiane. Ti svegli male, ma poi sorridi. Ti fai forza. Ma arrivi a non farcela più. E forse chi ti sta intorno non riesce a percepire il baratro sempre più fondo in cui ti incammini. Da anni Margherita era in cura per una profonda forma di malessere.

Ma il matrimonio (una piccola favola a villa Emo con i fuochi di artificio) arrivato dopo 10 anni di fidanzamento e insieme alla nascita del bimbo, sembrava averle fatto ritrovare fiducia. Poi però, puntuali, tornavano i giorni storti.

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GLI SFOGHI

Margherita fino a pochi mesi fa lavorava come contabile amministrativa alla Antis Stylmartin di Montebelluna: dopo il matrimonio con Cristian si era trasferita a Fanzolo, vicino ai suoceri, inserendosi nella vita parrocchiale. Affidava ai social alcuni momenti della sua vita, e faceva proprie riflessioni che forse già erano una spia d'allarme. Aveva condiviso il post di un'altra donna: «Mi sono licenziata, bisogna imparare a dire no!». Ma anche e soprattutto un altro: «C'é una fase del travaglio chiamata transizione, in cui una donna raggiunge il suo punto di rottura. Non ce la faccio più; sente di non poter resistere. Ed ha ragione scrive citando una pagina dedicata alla maternità. La donna che è in lei non è abbastanza forte. Allora, in quella transizione, urla Mi sento morire perché è in quel momento che la donna muore come figlia per poter rinascere come madre. Una nuova rivoluzionata versione di se stessa, con più forza di quella che credeva possibile».

Ma le rivoluzioni della vita non sono sempre incruente. Le emozioni si accavallano. E neppure il sorriso del bimbo basta più. Come può una giovane bella, intelligente, con una famiglia solida, un rapporto speciale con la propria madre, un marito premuroso e un bimbo splendido arrivare a compiere un volo nel vuoto di venti metri? Il male di vivere agisce da dentro. E, con la pandemia, ha trovato il modo di esplodere. Innescando un pericoloso senso di emulazione che in questi ultimi giorni preoccupa i terapeuti che spiegano come le conseguenze del lockdown e il difficile ruolo di genitore abbiano fatto schizzare gli accessi ai reparti di Psichiatria.

Margherita aveva già dovuto convivere con un lutto, la morte prematura per leucemia di una sorella. Era stato molto tempo fa, ma anche per questo era molto legata all'altra sorella, Alessia, responsabile del marketing di una nota casa viticola. Anche lei in un momento difficile, con il marito ricoverato nel reparto Covid di Vittorio Veneto. Ed è stata proprio Alessia, sabato, ad intuire. E a temere. Quando stava passando troppo tempo, quando il telefono non rispondeva. E così ha inforcato la macchina facendo d'un fiato la strada fino al ponte di Vidor. Poi ha visto l'auto della sorella, vuota. Ha capito che qualcosa era sfuggito al controllo anche della rete di affetto della famiglia. Ha guardato giù. Ed è stato tutto chiaro. Un lampo che ti devasta la vita. Margherita, sua sorella, era lì. Lei che da tempo si interrogava sulla vita oltre la vita, sull'amore totale di un madre, lei che si era commossa osservando la storia di Elisa Girotto, la 40enne di Spresiano mancata a causa di un tumore triplo negativo e del suo dolcissimo testamento con i 18 regali, aveva maturato una decisione definitiva, chissà se influenzata in qualche modo dalla tragedia di Castello di Godego. Quella di questa giovane madre è una tragedia che ha dentro di sé un miracolo: la salvezza del bimbo. Ma disegna i contorni di un sabato nerissimo, in cui due giovani genitori- a distanza di poche ore e di pochi chilometri hanno deciso che il mondo fosse un posto troppo brutto per vivere insieme ai propri figli.

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Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 11:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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