Liste della Lega, l'ira degli esclusi vicini a Zaia. «Stiamo consegnando il Veneto a Fratelli d'Italia»

Mercoledì 24 Agosto 2022 di Mauro Favaro
Liste della Lega, l'ira degli esclusi: fatti fuori i più vicini a Zaia. «Stiamo consegnando il Veneto a Fratelli d'Italia»
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Altro che uniti e compatti alla conquista del Parlamento. Nella Lega trevigiana più che all'avvio della campagna elettorale sembra di assistere a una resa dei conti. L'ufficializzazione delle candidature per le elezioni politiche del 25 settembre ha scatenato il finimondo nella capitale del Carroccio. La provincia di Treviso è stata tagliata fuori dall'asse Padova-Verona, attaccano i malpancisti. E non sono pochi. Oltre alla geografia regionale leghista, si sottolinea che chi ha deciso le candidature ha voluto tener fuori le persone più vicine alla linea di Luca Zaia, Gianantonio Da Re e anche di Gian Paolo Gobbo. Tanto che Fabio Gazzabin, braccio destro del governatore per oltre 25 anni, oggi sindaco di Arcade, chiede una riunione per fare chiarezza. «Spero che dopo il 25 settembre il direttivo provinciale di Treviso riunisca i segretari di sezione per illustrare i criteri usati per individuare i candidati alla Camera e al Senato spiega io, militante della Lega da trent'anni, pur con tutti i miei limiti, non li ho capiti».

Mirco Badole, l'ultimo parlamentare leghista e bellunese a Roma

Candidati della Lega esclusi dalle liste in Veneto


Tutti sapevano che il taglio dei parlamentari avrebbe ridotto il numeri dei candidati. In più, l'ultima volta l'ex segretario Da Re aveva moltiplicato i pani e i pesci riuscendo a far eleggere a Roma ben 9 trevigiani. Si cade da questa altezza. Oggi in casa Lega sperano di riuscire a eleggere 4 trevigiani. Cinque se dovesse andare proprio bene. «Adesso le altre province si sono prese indietro i posti con gli interessi», aggiunge chi ha il mal di pancia. La candidatura di Gianangelo Bof, commissario della Lega trevigiana, al secondo posto dietro alla capolista Ingrid Bisa (candidata anche all'uninominale) nel collegio della Camera di Treviso, Venezia e Belluno non basta a calmare gli animi. Anzi. Per qualcuno non è che il contentino dato all'area di Zaia. «Così poi Padova potrà piazzare a Treviso un commissario di proprio gradimento malignano i dissidenti magari come Riccardo Barbisan, lasciato a casa dalla Regione».

Dove stanno gli inghippi?

I nomi dei candidati e le contestazioni


A molti non è piaciuta in particolare la scelta di candidare l'europarlamentare Mara Bizzotto nel collegio plurinominale del Senato di Padova, Vicenza e Verona. Questo ha portato a candidare l'ex ministro Erika Stefani, vicentina, come capolista del collegio del Senato di Treviso, Venezia, Rovigo e Belluno. Togliendo un ulteriore posto ai leghisti trevigiani. Alle sue spalle ci sono i candidati Giuseppe Paolin e solo al terzo posto Angela Colmellere. Per lo stesso motivo non piace troppo nemmeno la candidatura della rodigina Antonietta Giacometti nel collegio della Camera di Treviso, Venezia e Belluno. Cosa che mette quasi fuori dalla corsa Franco Manzato, al quarto posto. Mentre all'uninominale per Montecitorio c'è l'uscente Dimitri Coin.

Ha deciso Salvini?

«I militanti, le persone che fanno i gazebo e si spendono nel territorio, hanno il diritto di sapere come sono state fatte le scelte incalza Gazzabin . È stata una scelta fatta da Salvini? Una decisione monocratica? Non ci sarebbero problemi. Però deve esserci trasparenza». Fulvio Pettenà, storico ex presidente del consiglio della Provincia di Treviso ai tempi della presidenza di Luca Zaia, rincara la dose. «Da noi non serve essere bravi», è il commento fatto davanti alla mancata riconferma di Gianpaolo Vallardi. «Perché, ad esempio, Bizzotto va via dall'Europarlamento per candidarsi a Roma? chiede le scelte sono sempre dolorose. Ma questa era l'occasione per guardare alle competenze indicando anche qualche persona magari della società civile fortemente rappresentativa del nostro territorio». Il riferimento è all'ex magistrato Carlo Nordio, primo candidato di Fratelli d'Italia? Lo pensano in molti in casa Lega.

«Così stiamo consegnando il trevigiano e il Veneto a Fratelli d'Italia»

Questa è la fosca previsione dei dissidenti. Gian Paolo Gobbo, padre nobile della Liga, si chiama fuori dalle polemiche. Ma comunque non rinuncia a un pensiero sullo stesso Nordio. «Io non ci sono più. Di conseguenza non c'è nemmeno una mia linea tira le fila certo, Nordio era vicino alle nostre istanze. In ogni caso c'è sempre il mio partito e sto a quanto fatto dagli attuali decisori».

 

Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 11:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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