Pordenone. Case popolari, ottiene l'appartamento e protesta: «Non mi va bene, lo voglio più grande»

Il cittadino è stato respinto perché vive da solo

Sabato 6 Gennaio 2024 di M.A.
Case popolari (foto d'archivio)

PORDENONE - Dopo anni di peripezie e lungaggini, ma soprattutto dopo una diligente attesa, il cittadino pordenonese finalmente ce l'aveva fatta: il suo nome era comparso nell'elenco dei destinatari di case popolari. Fine dell'odissea. Eppure, per il residente del capoluogo - un uomo di nazionalità straniera - evidentemente il lieto fine non era scritto. Di recente, infatti, si è presentato in Comune per protestare. Cosa non andava? L'alloggio, a suo dire, era troppo piccolo. E il Municipio si sarebbe dovuto adoperare per trovargli uno spazio di dimensioni maggiori.

COS'È SUCCESSO

Il cittadino, è bene precisarlo, è stato respinto con perdite. Le dimensioni dell'alloggio, infatti, non competono in questo caso al Comune o all'amministrazione che governa la cittadina della Destra Tagliamento. È un percorso lungo e complesso, in cui sono coinvolti spesso i servizi sociali. La decisione, però, si basa su un dato incontrovertibile: il richiedente, in questo caso, è un cittadino che vive da solo. Non ha una famiglia sulle sue spalle. Il calcolo dello spazio da destinare, quindi, ha tenuto conto anche e soprattutto di questo dettaglio.
Ma evidentemente la voglia di protestare è stata troppo forte.

Così il residente di nazionalità straniera ha chiesto appuntamento, ha bussato ai piani alti del Municipio e ha provato a far valere le proprie ragioni. «La casa popolare che ho ricevuto - ha detto non senza alzare la voce - non mi va bene. Ho tante cose da sistemare nell'alloggio e le dimensioni sono troppo piccole. Dovete trovarmene un altro». Ovviamente sempre a prezzo calmierato, sempre una casa popolare. Richiesta che il Comune, nonostante il coinvolgimento del sindaco stesso, non ha potuto evadere per ovvie ragioni.

I PAGAMENTI

Un caso particolare, quello successo di recente a Pordenone, che non rappresenta però il clima tutto sommato buono che invece si respira se si parla del pagamento degli affitti. Sempre dall'Ater cittadina, infatti, arriva un dato confortante, ma soprattutto in netta diminuzione rispetto al passato. Nel 2023, infatti, sul territorio del Friuli Occidentale l'indice di morosità sugli affitti calmierati si è fermato all'1 per cento circa. Significa che solamente un cittadino su cento non ha pagato l'affitto della casa popolare oppure lo ha fatto con un considerevole ritardo. Stessi numeri anche in provincia di Udine.

I CRITERI

È sempre viva, in Friuli Venezia Giulia, la polemica legata ai criteri per l'accesso alle case popolari. Criticata, in particolare, la riforma regionale che di fatto ha stretto le maglie nei confronti di chi non risiede sul territorio del Friuli Venezia Giulia da molti anni. Il tribunale di Pordenone ha emesso il 5 dicembre del 2022 un'ordinanza che «accerta e dichiara il carattere discriminatorio della condotta tenuta dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia». Il tema in questione riguarda i documenti che i solo i cittadini stranieri devono presentare in modo da avere accesso alle misure previste dal programma regionale delle politiche abitative. Un tema, questo, sul quale era intervenuta l'allora consigliera del M5s Dal Zovo. «In un'ordinanza del 5 dicembre scorso - affermava -, anche il tribunale di Pordenone giudica discriminatori i bandi della locale Ater per l'assegnazione di alloggi in edilizia sovvenzionata, ordinando alla Regione la modifica delle norme in materia. A novembre sono state approvate dal Centrodestra, in Commissione, le modifiche al regolamento per l'accesso alle case Ater, ma per il giudice i recenti cambiamenti sono inadeguati a rimuovere la discriminazione accertata e rimane in contrasto con i principi costituzionali di uguaglianza e le norme del diritto dell'Unione europea».

Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 13:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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