Elezioni in Veneto. Liste della Lega ed esclusi, Luca Zaia: «Io rispondo di quello che faccio e le liste non le ho fatte»

Mercoledì 24 Agosto 2022 di Alda Vanzan
Luca Zaia, caos liste e candidati in Veneto, ira degli esclusi
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La sintesi è: non si fanno polemiche in campagna elettorale, analisi e critiche sono rinviate a dopo il 25 settembre perché fino al voto l'imperativo è lavorare «pancia a terra», ma se già adesso qualcuno ha qualcosa da obiettare a proposito delle candidature della Lega - gli esclusi, i relegati in fondo alla lista, i salviniani premiati - è inutile che se la prenda con Luca Zaia: «Io rispondo di quello che faccio e le liste non le ho fatte».


Il colloquio con il presidente della Regione del Veneto avviene poco dopo mezzogiorno a Palazzo Balbi, subito dopo la firma di un protocollo - il primo del genere in Italia - con il Provveditorato dell'amministrazione penitenziaria sull'inclusione socio-lavorativa dei detenuti. E Zaia, abilissimo nello scansare le polemiche, mette per primo le mani avanti: «Più di una volta, in occasione di crimini efferati, ho detto che vanno buttate via le chiavi, ma è chiaro che serve un modello rieducativo». Il tema del giorno, in ambito politico, è quello delle candidature alle Politiche: le liste presentate dalla Lega sono state un massacro per gli uscenti e i candidati sono praticamente tutti di provata fede salviniana.

Gli zaiani? Nessuno o quasi. Neanche Zaia, tra l'altro: «Le leggende metropolitane sulla mia candidatura sono state finalmente smontate», osserva. Ma cosa pensa il presidente della Regione delle liste del suo partito, la Lega? «Le ho viste tra ieri sera (lunedì, ndr) e stamattina (ieri, ndr). Come sapete, oltre ai nomi bisogna valutare la posizione in lista, i posti a scalare, eccetera. Io dico che in questa fase dobbiamo lavorare pancia a terra per portare a casa il risultato, poi, le analisi, i bilanci, i commenti, le osservazioni, le critiche, viene tutto dopo il 25 settembre. Non mi sembra il caso di alimentare oggi alcuna polemica anche perché non ce n'è motivo». Ma le osservazioni e le critiche ci saranno dopo il voto o no? «Le analisi si fanno sempre alla fine delle elezioni, Magari avremo un bel risultato, un 30 o 40 per cento e a quel punto potremo solo festeggiare».


C'è chi osserva: non ci sono zaiani in lista, mancano candidati che rappresentino le idee portate avanti dal governatore del Veneto. Non risposta: «Con una domanda così mi sento Babbo Natale». Su un tema, però, il presidente della Regione insiste: l'autonomia. «Sull'autonomia non si transige, noi saremo come un nido di vespe. Se questo Paese non fa una scelta federalista, è un paese che finirà male. E i partiti del centrodestra, cioè il mio partito, Forza Italia, Fratelli d'Italia, che spero vadano a governare, sanno benissimo che affossare l'autonomia significa non potersi più presentare da queste parti: sull'autonomia si giocano la sopravvivenza».


A distanza il ministro Mariastella Gelmini, non più azzurra ma in lista con il Terzo Polo di Calenda e Renzi, fa capire che se il governo Draghi non fosse caduto non saremmo ancora qui a parlarne: «La legge sul regionalismo differenziato è pronta, coinvolgere tutti i partiti nel sostenerla è cosa buona e giusta. Resta il rammarico per un percorso lasciato a metà: se alcune forze politiche non avessero mandato a casa Draghi, già in questa legislatura avremmo potuto fare un grosso passo avanti».


Ma le liste della Lega chi le ha fatte? Zaia: «Io non ho partecipato alla formazione delle liste». È vero che il direttorio della Lega-Liga veneta non è mai stato riunito per discutere delle candidature? «È assolutamente vero. Io sin dall'inizio ho detto che con il taglio dei parlamentari avremmo avuto una situazione complicata con più uscenti dei candidabili. Non ho nulla da dire sugli uscenti. Il fatto che tutto sia stato compresso nei tempi perché molto ravvicinato ha prodotto queste liste velocissimamente. Non ho altro da aggiungere, io rispondo delle cose che faccio. E queste non le ho fatte».


Ma, visto che sostiene il presidenzialismo e difende l'elezione diretta dei governatori di Regione e dei sindaci, cambierebbe la legge elettorale (re)introducendo la preferenza per eleggere deputati e senatori? «È evidente, la legge che funziona meglio di tutte è quella della Regione: l'elettore con una crocetta si sceglie il presidente e anche i potenziali parlamentari. Meglio di così non si può fare». E la Lega sarebbe d'accordo? «È la mia personale posizione, non so quale sia l'idea di Salvini».

Ultimo aggiornamento: 16:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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