Camminano in montagna ma il sentiero cede, terribile caduta per Elena e Matteo: «Pensavamo di non farcela»

Lunedì 3 Luglio 2023 di Pio Dal Cin
Camminano in montagna ma il sentiero cede, terribile caduta per Elena e Matteo: «Pensavamo di non farcela»

REVINE (TREVISO) - Elena e Matteo hanno visto la morte in faccia. Oggi i due fidanzati possono raccontare la loro avventura che ha dell’incredibile, tanto che ne ha parlato il presidente della Regione Luca Zaia durante la presentazione del suo libro alla latteria Soligo. Elena Uliana, 37 anni, e Matteo Tempini, 43 anni, ripercorrono à quello che è accaduto il pomeriggio del 30 gennaio del 2022, durante un’escursione alle Torri del Vajolet in Val di Fassa, tra il rifugio Vajolet e il Re Alberto.

La camminata nel senitero, l'improvvisa frana e la paura

«Eravamo sul sentiero che scendeva verso l’albergo dove eravamo alloggiati - racconta Elena - A un certo punto il terreno frana sotto i nostri piedi: vedo Matteo precipitare davanti a me e rotolare a valle mentre lo seguo nella caduta, senza potermi fermare. Ho visto solo che sbatteva la testa su un grosso masso, poi sono finita io stessa contro un altro masso, e sono precipitata per molti metri nel vuoto, fino a ritrovarmi sotto una cascata ghiacciata». Lei è rimasta sempre cosciente, mentre Matteo era svenuto. «Ho provato a muovermi, ma non riuscivo a muovere nessuna parte del corpo». Più tardi le diranno che il bacino le si era staccato dalla spina dorsale. Entrambi hanno riportato gravi traumi e fratture. «A un certo punto ho capito che l’unica cosa che riuscivo a muovere era la mano destra - prosegue nel racconto Elena - Prendo il cellulare dalla tasca e, miracolosamente, nonostante la caduta si era salvato. Così chiamo il 118»I soccorritori li localizzano e li raggiungono, ma il vento è troppo forte e devono raggiungerli a piedi percorrendo il sentiero. Passano tre ore. «Ci riportano su a piedi, con le barelle, fino al rifugio. I dolori sono fortissimi e ci sedano entrambi fino all’elicottero che ci porta all’ospedale di Trento». Vengono sottoposti a diverse operazioni. Undici ore per Elena e nove per Matteo. Sono in stanze diverse, in piani diversi: «Ricordo l’angoscia di non sapere come stava Matteo, se fosse vivo, e non sapevo nulla delle mie condizioni. È stato veramente brutto. Pensavamo che fosse tutto finito e invece siamo qui, entrambi». Matteo all’inizio non parlava e non vedeva. Ha rischiato di rimanere paralizzato. Col tempo è guarito. Un altro fatto successo durante la loro operazione è la morte del papà di Matteo, Roberto Tempini, 73 anni di Revine: «Sembra ci sia stato quasi uno scambio di energia, di vite - dice Elena - Una cosa inspiegabile. Mentre lo operavano perdeva suo padre». Sopravvissuti, sono rinati: «Siamo grati alla vita. Abbiamo riscoperto la bellezza delle piccole cose che ogni giorno diamo per scontate». I due fidanzati sono tornati al rifugio, dove il gestore li ha fatti incontrare con i loro soccorritori: «Sono stati degli angeli per noi, ed è stato veramente commovente abbracciarli tutti. Siamo veramente grati a tutti per quello che hanno fatto per noi»

Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 11:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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