Sulla palestra di roccia dove è morto Cattelan: «Mai staccato un chiodo, è un punto di riferimento»

Lunedì 3 Luglio 2023 di Olivia Bonetti
Stefano Cattelan, appassionato di montagna, morto sulla palestra di roccia a Quero Vas

QUERO VAS - Non è la prima volta che la Valle di Schievenin, in comune di Quero Vas, diventa teatro di incidenti mortali di rocciatori. Ma bisogna andare indietro nel tempo di molti anni per trovare le ultime vittime. Perché, come ricordano gli esperti, in quell’area si è fatto molto per la sicurezza. Le pareti, 25-30 settori in totale, di qualsiasi grado di difficoltà sono riferimento per tutto il Veneto e non solo. Ieri il mondo dei rocciatori era sotto choc: gli amici dei social che condividevano con Stefano Cattelan la passione e si scambiavano messaggi sulla pagina “Gruppo Roccia”. Ma anche il territorio, che ha visto l’arrivo dell’elicottero e temuto il peggio, apprendendo poi della tragedia. «Non so bene la dinamica di quello che è successo ma quando succedono queste tragedie - afferma il sindaco di Quero Vas, Bruno Zanolla - non si può che mandare un abbraccio ai familiari e a tutti per la perdita un appassionato della montagna e della natura».

IL RIFERIMENTO E sulla zona, un’area di ineguagliabile valore ambientale con falesie adatte ad arrampicatori principianti ed altre più difficili, il sindaco spiega: «La valle è ormai un punto di riferimento per il Cai e per tutti: si fanno corsi. Non si finisce mai poi di raccomandante la sicurezza». «Sono state aperte tantissime vie dagli appassionati - prosegue il sindaco - e vengono fatti tanti corsi». «Lì è tutto libero abbiamo valorizzato tantissimo la valle, ma quello dell’arrampicata è da decenni che esiste: noi abbiamo dato servizi collaterali, ma non siamo coinvolti con le pareti di arrampicata, che è gestito dai gruppi». La palestra di roccia venne scoperta da appassionati della montagna negli anni Cinquanta-Sessanta ed è stata via via esplorata ed ora è conosciuta a livello regionale e nazionale: è una delle palestre più vaste. Negli anni Ottanta c’erano meno di 20 settori e ora se ne contano più di 50.

L’ESPERTO «Sono 40 anni che frequento la valle, come istruttore di alpinismo so come funziona - spiega Stefano Fontana, istruttore nazionale di arrampicata e accademico del Cai della sezione di Montebelluna-. Quando ci si muove in autosicura i rischi ci sono e non è il primo incidente che succede in valle di Schievenin: bisogna fare molta attenzione. Credo che qui sia stato un errore. Può accadere con uno scivolamento o altro quando si è da soli...». «La palestra è attrezzata molto bene - sottolinea l’accademico del Cai -. È già successo qualche anno fa di incidente analoghi a quello accaduto oggi (ieri ndr) su altre pareti».

LA SICUREZZA E l’istruttore di arrampicata conclude: «Questa valle è un punto di richiamo per tutto il Veneto, ed è frequentata soprattutto per fare corsi, perché è adatta ai principianti. È un ottimo punto e sono stati fatti grandi lavori di messa in sicurezza dal Cai e da persone private con manutenzioni periodiche. Non è mai accaduto che si sia staccato un chiodo e gli incidenti che ci sono stati sono sempre dovuti all’errore umano o distrazione».

I PRECEDENTI Era il 2013 quando Renato Coppe, assessore a Segusino e segretario comunale a Vidor, precipitò per circa 25 metri dalla “palestra” di Schievenin morendo sul colppo. Poi nel 2012 nella palestra di roccia morì Ketriss Palazzani, 40 anni, originario di Valdobbiadene ma residente a Budoia (Pordenone), è precipitato dalla parete mentre era in calata. Era un volontario del soccorso alpino e la tragedia lasciò tutti sconvolti. E via via andando indietro nel tempo nel 1999 morì un 46enne trevigiano precipitato dal Torrione del Cubo sotto gli occhi dell’amico. 

 

Ultimo aggiornamento: 16:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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