Marmolada, a un anno dalla tragedia famiglie divise fra rabbia e rassegnazione: «Non accettiamo la fatalità»

Lunedì 3 Luglio 2023 di Angela Pederiva
Marmolada ad un anno dalla tragedia

BELLUNO - Un anno dopo la strage della Marmolada, è ancora ben visibile la cicatrice lasciata dal distacco del seracco, nel ghiacciaio di Punta Rocca a quota 3.213. Ma ad essere evidente è anche un’altra crepa, quella nella posizione dei familiari delle 11 vittime, accomunati dal dolore ma divisi fra rabbia e rassegnazione. «Non accetto la logica dell’imprevedibilità», ripete infatti Luca Miotti, fratello di Davide, il 51enne originario di Cittadella morto con la moglie 44enne Erica Campagnaro. «Luca è stato solo molto sfortunato», dice invece Andrea Bari, fratello del 27enne di Malo deceduto sempre il 3 luglio 2022.

DOLORE
Oggi è il primo anniversario: stamattina alle 11, a Passo Fedaia, la celebrazione religiosa e la targa commemorativa.

Molti parenti e amici, ma anche alcuni sopravvissuti, sono tornati in montagna già ieri per le cerimonie, fra cui una messa a 3.343 metri. Miotti pensa invece alla richiesta di opposizione all’archiviazione dell’inchiesta: «Ci sono stati dei segnali – ribadisce ai cronisti – che avrebbero dovuto far prendere delle decisioni da parte delle istituzioni e degli organi, per evitare che turisti e cittadini entrassero liberamente in questo percorso. Molti glaciologi parlano della Marmolada come di un grande malato che da anni si assottiglia. Se la politica avesse anche solamente limitato l’accesso nelle fasce orarie più calde, mio fratello e altre dieci persone probabilmente a quest’ora sarebbero vive. Gli altri familiari hanno accettato la tragedia? Per molte famiglie il dolore è tutto, è totalizzante. A me rimangono dei sentimenti contrastanti sull’accettazione istituzionale che la cosa era non prevedibile, per cui si salvano tutti». 


Davanti alle telecamere Giuseppe Bari si commuove al pensiero del bimbo lasciato da suo figlio Filippo. Ma non c’è rancore nella sua voce: «Mio nipote ha appena compiuto 5 anni e ogni tanto dice: non mi ricordo più la voce di mio papà. È una cosa tremenda, ma è anche il segno che la vita continua». Leonardo Marodin è un amico di Nicolò Zavatta, il 22enne di Barbarano Mossano che è la vittima più giovane. In sua memoria è stata costituita l’associazione “Un posto in cui tornare”, con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità montana: «Nessuno di noi vuole dare colpe alla montagna. Crediamo che la montagna invece vada tutelata e valorizzata, anche perché poi questo è forse il vero senso dell’alpinismo che Nicolò aveva scelto di praticare». 
Sui social Sara Mattiolo dedica alla mamma Liliana Bertoldi, 58enne di Levico, un pensiero carico di fatalismo: «Tu mi hai passato la passione per la montagna e mi hai insegnato ad apprezzarla. Mi hai fatto capire che la vita me la scelgo io, e che è troppo imprevedibile per fare le cose che non mi piacciono». 

NIENTE CHIUSURE
Reinhold Messner, il re degli ottomila che sul Nanga Parbat vide scomparire suo fratello Günther, ne ha parlato sabato sera al dibattito di Canazei: «Chi come me ha perso un familiare in quota, comprende meglio di ogni altro che la montagna rappresenta una dimensione che supera ogni nostra capacità di immaginare o pensare. Non c’è rabbia, perché la montagna non compie errori. Nessuno poteva immaginare o prevedere un evento di quelle dimensioni in Marmolada». Ha concordato Christian Casarotto, glaciologo del Muse: «Solo con un mirato monitoraggio, utile a raccogliere dati di dinamica e movimento della massa glaciale, può essere possibile descrivere l’evoluzione della situazione. E la storia del ghiacciaio della Marmolada, che non ha mai fatto registrare eventi di questo tipo, rendeva ingiustificabile mettere in piedi questa attività prima del 3 luglio 2022». Come già il governatore Luca Zaia dal fronte veneto, anche il presidente Maurizio Fugatti dal lato trentino ha escluso zone rosse: «Oggi la Provincia è impegnata nei monitoraggi con sistemi avanzati per indagare la presenza di acqua liquida nel ghiacciaio, ma la montagna deve continuare ad essere vissuta. Le precauzioni sono necessarie, ma allo stesso tempo le montagne non possono essere chiuse».
 

Ultimo aggiornamento: 16:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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