Spari alla prof, promossi col 9 in condotta. La docente: «Uno schiaffo morale, ma la pagheranno. Mi hanno tagliato fuori»

Venerdì 23 Giugno 2023 di Francesco Campi
Un frammento del video girato da uno studente mentre la docente viene colpita da una scarica di pallini di gomma sparati in classe all'Itis Viola

ROVIGO - «Sono amareggiata e delusa, certo, lo sento come uno schiaffo morale». Non riesce a nascondere un sentimento di rabbia e insieme di delusione, Maria Cristina Finatti. Lei è la professoressa di Scienze dell’Itis Viola di Rovigo che l’11 ottobre mentre faceva lezione venne colpita al volto e alla testa da quelle due raffiche di pallini di gomma esplose con una pistola ad aria compressa da alcuni suoi studenti.

Tutti promossi allo scrutinio finale. Anzi il ragazzo che impugnò l’arma giocattolo e sparò contro di lei si è meritato un bel 9 in condotta. La professoressa Finatti anche ieri era a scuola: «Sono amareggiata», dice, «anche perché credo che per educare i ragazzi servano provvedimenti che facciano capire loro il peso e le conseguenze delle proprie azioni». 


Lei come ha reagito quando ha saputo della valutazione che i suoi colleghi hanno fatto su quei ragazzi? 
«L’amarezza credo sia comprensibile. Sono stata esclusa da quel consiglio di classe, perché dopo quello che è successo quella classe mi è stata tolta. Per questo non so nulla di come sia maturata quella votazione e quale siano state le decisioni della preside e dei componenti di quel consiglio di classe. Non ho saputo nulla nemmeno delle decisioni prese per il primo quadrimestre, anche se sono stata inizialmente coinvolta per la parte relativa ai primi due mesi di anno scolastico»


Insomma l’hanno esclusa. Come se lo spiega?
«I miei colleghi avranno fatto le opportune valutazioni sul percorso dei ragazzi, ma continuo a percepire una volontà di cancellare tutto, come se nulla fosse accaduto» 


Ma quel 9 in condotta come se lo spiega? Non le pare quasi una provocazione?
«Sinceramente non me lo spiego. Almeno su quello mi aspettavo un segnale. L’ho già detto: lo vivo come uno schiaffo morale. Per un fatto grave si può anche essere bocciati, come è successo ad Abbiategrasso dopo un episodio simile. Questo, non per un senso di rivalsa o di punizione fine a se stessa, ma perché credo che sia necessario far capire bene ai ragazzi che hanno compiuto un atto molto grave».


Forse qualcuno fra i suoi colleghi ha ritenuto esagerato il clamore intorno alla vicenda.
«Non lo so. So però che i metodi educativi di un tempo erano più chiari ed efficaci: si realizzava subito di aver commesso uno sbaglio, assumendosene le responsabilità. Credo che, da questo punto di vista, la situazione sia peggiorata. E, ripeto, non soltanto per quello che attiene al rispetto dei professori, ma anche per l’educazione dei ragazzi. Personalmente do sempre molta fiducia agli studenti, ma ci sono aspetti che fanno parte proprio del percorso di formazione. Su questo credo che manchi anche un’assunzione di responsabilità delle famiglie, che intervengono sempre per dire che il proprio il figlio è bravo, me l’eccesso di accondiscendenza e comprensione possono avere effetti deleteri». 


Si è sentita abbandonata? 
«Questa non è una sensazione nuova, l’ho già detto altre volte. Dopo i primi clamori, la mia vicenda è stata avvolta da un oblio totale e dopo una prima solidarietà quasi dovuta e di rito, tutto è stato avvolto dall’indifferenza. Poi c’è stato il vortice mediatico e accanto alle tante manifestazioni di vicinanza, addirittura ci sono state affermazioni e comportamenti che sembravano attribuire a me la colpa di ciò che era avvenuto. Con in più il pubblico ludibrio sui social».


Già, i social: quanto hanno pesato in tutta questa vicenda?

«Moltissimo. Il video degli spari è circolato subito ed è diventato virale. Questo fenomeno sta sfuggendo di mano, come testimoniano anche altri fatti, non ultimo l’incidente mortale di Roma. Per i soldi si fa questo e altro, ma bisogna mettere un freno. Bene ha fatto il ministro Matteo Salvini a dare un segnale con le modifiche al Codice della strada». 


A gennaio lei ha denunciato tutta la classe per lesioni personali, diffamazione, oltraggio a pubblico ufficiale e stalking, lamentando una sorta di accordo generalizzato fra gli studenti e, soprattutto, la mancanza di scuse. Nel frattempo sono arrivate?
«No, non sono arrivate, se non qualcosa di molto formale e poco convinto, e non ho intenzione di ritirare la denuncia: ci penserà il Tribunale dei minori a far capire loro la gravità di quello che hanno fatto. È stata una decisione sofferta, ma troppo pesanti sono state le ripercussioni di quel gesto, che mi ha provocato uno stato di ansia e sconforto. La vera ferita è stata percepire che tutto veniva nascosto, che ero trattata come un oggetto scomodo. Per fortuna i miei avvocati, da veri amici, mi hanno sostenuto e, anche se sono molto avvilita, mi hanno fatto trovare la forza di lottare e andare avanti».

Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 08:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci