Violenza a scuola, il dolore della prof: «Lasciata sola, mi hanno anche tolto tre classi»

Domenica 5 Febbraio 2023
La prof Maria Cristina Finatti ai Fatti Vostri


ROVIGO - Maria Cristina Finatti, insegnante di Scienze presa di mira dagli studenti con la pistola giocattolo, torna a parlare della mattina dell'11 ottobre all'Itis Viola. In un'intervista rilasciata dalla professoressa al quotidiano La Repubblica, emergono nuovi elementi come la riduzione del numero di classi assegnate e il suo timore che le venissero sottratte ulteriori ore di docenza. «La preside mi ha tenuto fuori da tutto, non so nulla dell'inchiesta interna. So che mi ha tolto tre classi, questo sì, di nove che ne avevo.

Ho temuto che me le togliesse tutte e nove» è la dichiarazione apparsa sul quotidiano.

RIASSEGNAZIONE
Era già emerso in precedenza il fatto che la preside del Viola avesse provveduto a togliere la classe in questione alla prof e riassegnarla ad altro docente, in modo tale da evitare ulteriori contatti, dopo il fatto. La riorganizzazione e la ridistribuzione delle classi ha tolto di fatto alla docente in questione sei ore, corrispondenti a tre classi. Anche se, come riferisce l'avvocato Sambinello che rappresenta la Finatti, potrebbe trattarsi di una questione organizzativa, non necessariamente di un'azione punitiva da parte della preside nei confronti della docente. La prof dal 2003 è di ruolo e da quattro anni insegna all'Itis Viola Marchesini . Il resto della storia è ormai ben noto alla cronaca. L'11 ottobre la prof Finatti è stata colpita da spari, esplosi da una pistola giocattolo caricata a pallini di plastica, e oggetto di derisione da parte dell'intera classe prima. Il video è circolato ampiamente sulla piattaforma di chat WhatsApp fino a raggiungere una viralità estrema. Sul posto, quella mattina era intervenuta la Polizia ma la pistola giocattolo non è mai stata ritrovata. La prof si è assentata da scuola sconvolta per qualche tempo: una pausa necessaria per riprendersi dal dolore fisico ed emotivo causato dall'episodio. Nei mesi successivi è sopraggiunta la decisione, ponderata e confermata dalle dichiarazioni più recenti rilasciate attraverso i legali e alla stampa nazionale, di affidarsi al sistema giudiziario attraverso la denuncia di tutti gli studenti presenti in classe quella mattina.

L'INTERVISTA
Nell'intervista, emerge un pesante senso di solitudine e il rimpianto di non aver agito più lucidamente come ad esempio il fatto di non aver consegnato i pallini di plastica direttamente alle forze dell'ordine anziché consegnarli nelle mani del vicepreside. «Mi sono sentita subito sola» dichiara infatti.
«Ho espresso alla professoressa la mia vicinanza e il mio sostegno, da ministro e da papà. Nessuna violenza in classe può essere giustificata!». L'ha scritto ieri su twitter il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini in relazione alla vicenda.

    

Ultimo aggiornamento: 14:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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