ROVIGO - Gli spari alla professoressa Maria Cristina Finatti, dall’aula dell’Itis Viola, sono arrivati all’aula del Senato. O, meglio, in quella della Settima commissione Cultura, Istruzione pubblica, Ricerca, Spettacolo e Sport, nella quale ieri la docente rodigina è stata invitata a esporre la propria esperienza nel corso di un’audizione incentrata sul tema del “contrasto ai crescenti episodi di violenze nei confronti degli insegnanti e del personale scolastico”, alla presenza del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
La professoressa Finatti, oltre a ripercorrere nuovamente quanto accaduto nel corso della lezione dell’11 ottobre, con le due raffiche sparate nei suoi confronti e altrettanti pallini che l’hanno colpita, mentre tutto veniva ripreso col cellulare per poi essere diffuso sui social, ha rimarcato come «molteplici sono le ferite che hanno segnato in modo indelebile la mia dignità e sensibilità, prima di tutto come persona e anche come docente.
L’AMAREZZA
La professoressa Finatti, alla quale il presidente della Commissione, il senatore Roberto Marti, ha rivolto alcune domande, ha poi rimarcato come «l’indifferenza e la noncuranza dei molti, troppi, che mi hanno circondato, mi ha fatto capire che, spesso, gli studenti non hanno alcuna considerazione del docente e della sua fondamentale funzione. Analoga e ancor più grave percezione ho avuto nel contegno dei genitori, i quali si sono blindati in una difesa indefessa e aprioristica dei loro figli. Ormai anche i genitori hanno perduto il senso della funzione del docente. Ho percepito come pugnalate i commenti di quanti hanno quasi attribuito a me la colpa di quanto occorso, che sarebbe avvenuto per mie supposte carenze nella gestione della classe. Se anche ciò fosse vero, non si giustificano simili episodi. E mi preme sottolineare la pericolosità di tale pensiero, fondato sulla noncuranza dei principali valori del vivere comune. Il percorso avviato grazie ai miei legali, gli avvocati Tosca Sambinello e Nicola Rubiero, non ha lenito né alleviato la ferita inferta alla mia persona».
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