ROVIGO - «Il ragazzo che ha sparato con la pistola ad aria compressa verso la professoressa ha pienamente compreso il disvalore del proprio gesto, tanto che il giorno stesso si è presentato dalla preside per autodenunciarsi, ammettendo e assumendosi la propria responsabilità.
LA POSIZIONE
A cercare di mettere in luce alcuni aspetti fin qui rimasti in ombra di una vicenda della quale si parla e si è parlato ovunque, è l'avvocato Nicola Bergamini, che assiste lo studente dell'Itis Viola che l'11 ottobre scorso ha colpito con due raffiche di pallini la professoressa Maria Cristina Finatti, docente di Scienze, durante la lezione, mentre un compagno ha ripreso tutto col cellulare postando poi il video nella chat Whatsapp di classe. «Un gesto grave», conviene l'avvocato. Al quale preme tuttavia rimarcare come nessuno, né il ragazzo, tanto meno i suoi genitori, abbiano mai minimizzato l'accaduto e si siano scusati a più riprese. «Da quel giorno lì a oggi i contatti tra lo studente e la sua famiglia e la docente sono stati continui, tanto che le hanno fatto anche gli auguri di Natale. Sempre nei giorni immediatamente successivi all'episodio, il ragazzo ha cercato la preside per rappresentare la volontà di rimediare al proprio sbaglio, svolgendo attività volontariato a scuola anche in orario extrascolastico. Anche i genitori hanno sempre manifestato piena collaborazione con l'istituto. La sospensione, che da un'altra famiglia è stata impugnata, da parte sua e dei suoi genitori non solo è stata accettata senza muovere alcuna contestazione, ma il ragazzo si è anche reso disponibile a svolgere un'attività formativa educativa presso un'associazione per disabili. E il 30 ottobre, dopo aver vinto una gara sportiva individuale, ha dedicato la vittoria alla professoressa Finatti: ha chiesto di parlare con la preside chiedendole come fare per consegnare la medaglia vinta alla docente. La preside ha apprezzato il gesto e lo ha invitato a lasciare la medaglia in una busta con un messaggio».
CONDANNA SOCIALE
Piccoli gesti significativi. Soprattutto perché, nel vespaio mediatico che si è sollevato, sembra quasi passare in secondo piano che si sta parlando di studenti di prima superiore, di 14 anni. Adolescenti, poco più che bambini, appena arrivati alla soglia dell'imputabilità, con una personalità ancora da plasmare, in un'età difficile, nella quale sono tante le sciocchezze che si possono inanellare. E pur nella condanna e stigmatizzazione del gesto compiuto, il clamore mediatico, ma soprattutto il dito inquisitore che da un salotto televisivo all'altro viene puntato contro di loro, bollandoli quasi come mostri, come reietti da punire, non va certo nella direzione di formazione, educazione e recupero. Il gesto è stato gravissimo, ma non è certo la prima volta che qualche studente si comporta in modo irrispettoso contro un docente nella storia della scuola italiana, solo che in altri casi, proprio per il bene superiore dell'educazione dei ragazzi, si è pensato che fosse meglio evitare il clamore, dannoso per la vittima e dannoso anche per i protagonisti in negativo.
L'aspetto peculiare di questo caso, che ha reso esplosivo il tutto, è il video. Perché è il filmato ciò che ha reso più grave il gesto in sé e virale la notizia. Quasi più discussa e commentata dell'arresto di Messina Denaro, sicuramente più di tanti fatti di sangue commessi da ottobre a oggi. E anche questo dovrebbe far riflettere.