ROVIGO - «Le scuole sono oggi l'ultima frontiera di uno Stato sociale che non c'è quasi più». Questa l'amara considerazione dei presidi polesani, o per meglio dire della Conferenza dei dirigenti scolastici della provincia, nel commentare la vicenda degli spari con la pistola ad aria compressa all'indirizzo di una professoressa dell'Itis Viola.
Scuola. Studenti fuori controllo e famiglie sole
«Non siamo purtroppo sorpresi - sottolineano in un documento nel quale rimarcano la solidarietà alla professoressa e alla preside dell'Itis - si possa arrivare a episodi di questa gravità. Le famiglie sono in grande difficoltà, anche sociale ed economica, spesso educativa e soprattutto, sono sole. Qualora una famiglia volesse chiedere aiuto ai servizi, ad esempio per percorsi psicologici o pedagogici, i tempi di risposta e le modalità dell'offerta sono del tutto inadeguate rispetto alle crescenti, urgenti, richieste che arrivano e passano, in molti casi, attraverso le istituzioni scolastiche. La scuola resta, pertanto, l'ultima frontiera di riferimento per le famiglie, con strumenti di intervento molto limitati.
Spari contro la prof in classe, episodio gravissimo
Anche i sindaci polesani hanno condiviso un documento nel quale sottolineano come l'accaduto «colpisce in modo profondo anche noi amministratori locali, impegnati nel propugnare valori di rispetto, tolleranza e reciproco riconoscimento, che risultano disattesi da comportamenti così intollerabili. La scuola è una delle chiavi del presente e del futuro di questo paese e in quanto istituzione, non è accettabile che venga messa alla gogna per episodi che di goliardico non hanno nulla, ma che sconfinano in reati punibili dalla legge».
I primi cittadini rimarcano come «la scuola costruisce le fondamenta della nostra società, non è un cattivo censore, istituita per punire, ma per valutare le qualità dei giovani, troppo spesso ovattati in un iper-protettivismo che non consente la corretta valutazione dei percorsi di crescita e di apprendimento, offrendo piuttosto giustificazioni o banalizzazioni di comportamenti gravi. La scuola non alza barriere, ma costruisce ponti, consente la condivisione di obiettivi, è un mondo che non esclude ma coinvolge. Occorre ricostruire un clima di rispetto e di solidale collaborazione, consci che tutte le componenti di una comunità, famiglia, associazionismo, istituzioni, scuola, rappresentano un tassello fondamentale in un percorso educativo. Famiglie e ragazzi, date un messaggio forte di rispetto e civiltà: fate sentire la vostra voce affinché una singola nefanda vicenda non faccia più rumore dei tanti straordinari momenti che inorgogliscono voi e ci fanno rendere orgogliosi del nostro sistema scolastico».
Paolo Crepet: studenti sospesi, è sbagliato
Intanto mercoledì sera lo psichiatra, saggista e opinionista padovano Paolo Crepet, intervenendo all'incontro sul disagio giovanile organizzato dal Cavv-Csv di Venezia, a Mestre ha detto: «Cinque giorni di sospensione ai ragazzi che hanno sparato alla professoressa e diffuso il video? Un premio. Quello che è avvenuto non mi sorprende. In un momento come questo fatti simili sono sicuramente più frequenti, ma non arrivano alle nostre orecchie. Straordinaria l'ideona della pena: rimangono a casa cinque giorni? Si alzeranno a mezzogiorno e si metteranno sui social un quarto d'ora dopo. Una pacchia. Una scelta di una autorevolezza assoluta».
Punizione esemplare
A rimarcare le necessita di «una punizione esemplare» è anche il consigliere di opposizione in Regione, Arturo Lorenzoni, che tuttavia ritiene che la sospensione lo sia. «La sospensione va nella direzione di una punizione esemplare. Non dobbiamo derubricare quanto avvenuto a una semplice bravata. Se lo facessimo, non adempiremmo con serietà al nostro ruolo di adulti-educatori. Sorvolare non sarebbe stata la soluzione, devono capire il gravissimo errore commesso».
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