Dalla Spa a Piazza Affari, ecco
su cosa gli azionisti devono scegliere

Sabato 19 Dicembre 2015 di Mattia Zanardo
Dalla Spa a Piazza Affari, ecco su cosa gli azionisti devono scegliere
TREVISO - Veneto Banca è ad una svolta. Qualunque sia l'esito, l'assemblea di oggi è destinata determinare il futuro prossimo venturo della popolare fondata a Montebelluna nel 1877 e divenuta negli anni uno primi dodici gruppi bancari italiani, con 88mila soci. Non a caso, mai assise è stata più anticipata da interesse, discussioni, polemiche di questa. Questa mattina, dalle 9, a villa Spineda Gasparini Loredan di Venegazzù, alle pendici del Montello (si potrà accedere dalle 8.30), sono attese almeno seimila persone. E con le deleghe, gli azionisti rappresentati in assemblea potrebbero sfiorare le ventimila unità. Molti infuriati per la perdita di valore (teorico) delle azioni dell'81% dall'anno scorso.

SPA - Al primo punto dell'ordine del giorno, i partecipanti saranno chiamati ad esprimersi sulla trasformazione della banca da «società cooperativa per azioni» a «società per azioni». Il decreto legge 3/2015 del governo Renzi, convertito nella legge 33/2015, infatti, impone alle banche popolari con un attivo al di sopra degli otto miliardi di euro di diventare spa. Per farlo, hanno tempo fino al prossimo dicembre. Quella odierna potrebbe essere l'ultima assemblea con voto capitario, secondo il principio una testa, un voto, indipendentemente dal numero di azioni possedute. Nel nuovo sistema, invece, ogni azionista peserà in base al pacchetto di quote detenuto. Questa delibera dovrà essere approvata da almeno i due terzi dei votanti.

AUMENTO DI CAPITALE - Veneto Banca ha bisogno di un miliardo di euro per riportarsi in linea con i requisiti patrimoniali minimi fissati dalla Bce. A causa delle difficoltà di bilancio, accantonamenti e svalutazioni, ad esempio, uno dei principali indicatori, il Cet 1, è sceso a 7,12%, a fronte del 10,25% richiesto da Francoforte. La ricapitalizzazione avverrà tramite l'emissione di nuove azioni, in concomitanza alla quotazione in Borsa. I soci godranno di un diritto di prelazione sulle nuove azioni e, in base ad un accordo, Banca Imi si è impegnata ad acquisire le eventuali quote non sottoscritte.

PIAZZA AFFARI - Siamo così al terzo cardine della «rivoluzione»: la quotazione in Borsa. Lo sbarco sul listino è previsto tra marzo ed aprile. A breve cominceranno le presentazioni e le consultazioni con analisti e potenziali grandi investitori, per sondare l'interesse. Ad circa un mese dalla quotazione, la banca comunicherà la «forchetta», ovvero il prezzo minimo e quello massimo per il collocamento. Poi, in base ad ulteriori esplorazione, fisserà l'importo definitivo. Poi il prezzo lo farà il mercato. Questi due punti verranno votati a maggioranza semplice.

FRONTI CONTRAPPOSTI - A favore di questo percorso si sono già pronunciate gli industriali di Unindustria Treviso e gli artigiani di Confartigianato, ma anche i sindacati e gran parte dei sindaci della Marca. E sulla mancanza di alternative concordano pure l'associazione Per Veneto Banca, che riunisce alcuni grandi imprenditori-investitori (nelle loro mani circa l'8% del capitale) e l'Associazione Azionisti, in cui si riconoscono oltre 800 piccoli e medi risparmiatori. Promette battaglia, invece, il blocco dei Soci popolari venete, messo insieme dal parroco di Dese, don Enrico Torta, a cui si aggiungono anche gli esponenti del M5S.

SE VINCE IL NO - La legge stessa, in caso di mancata trasformazione in spa, prevede il commissariamento, la proposta alla Bce di revoca dell'autorizzazione all'attività bancaria, la liquidazione coatta. Naturalmente, la banca può riportarsi al di sotto della soglia degli otto miliardi per salvarsi dall'obbligo: con un attivo di 36 miliardi, tuttavia, lo «spezzatino» per Veneto Banca non sarebbe semplice.

CONFERMA CONSIGLIERI - I soci saranno chiamati a rinnovare anche tre consiglieri di amministrazione. Si tratta dell'amministratore delegato Cristiano Carrus, di Joice Victoria Bigio e di Beniamino Quintieri: i tre sono stati cooptati in cda, tra ottobre e novembre scorsi, in seguito alle dimissioni del presidente Francesco Favotto, del consigliere Matteo Zoppas e del vice Alessandro Vardanega.

SICUREZZA - Oltre cento uomini, tra carabinieri, polizia e guardia di finanza vigileranno, dentro e fuori la tensostruttura del consesso, che la tensione non trascenda oltre un acceso dibattito. Rafforzati, in virtù dell'alto numero di presenze attese, anche i vigilantes privati dell'organizzazione. E agli ingressi potrebbero spuntare anche i metal detector portatili.
Ultimo aggiornamento: 09:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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