Il Vajont raccontato da una “voce corale”. Il progetto di Paolini per i 60 anni dal disastro

"Allora ero giovane e volevo restituire giustizia a chi non l'aveva ancora avuta. Oggi vogliamo riflettere sugli errori più che sulle colpe"

Giovedì 5 Ottobre 2023 di Giambattista Marchetto
Il Vajont raccontato da una “voce corale”. Il progetto di Paolini per i 60 anni dal disastro

Marco Paolini smette i panni monologanti e trasforma il suo racconto della tragedia del Vajont in un'azione corale. E l'attore-autore veneto ci tiene a sottolineare come il progetto "VajontS 23" non sia un copione in repliche multiple, ma davvero un coro che moltiplica il messaggio in occasione del 60mo anniversario della tragedia sulla diga sopra Longarone. Il percorso è complesso eppure semplice. Il 9 ottobre del 1997 era Marco Paolini sopra la diga a spiegare le responsabilità della tragedia con la diretta televisiva del "Racconto del Vajont". Oggi, il 9 ottobre 2023 - nella serata in cui, nel 1963, si rovesciarono a valle 25 milioni di metri cubi d'acqua Paolini ha riscritto il racconto con la collaborazione di Marco Martinelli e "VajontS 23" diventerà un enorme coro che coinvolgerà 130 teatri in Italia e nel mondo, tra questi 30 nel Veneto.

Nel coro veneto ci saranno attrici e attori, registi, giornalisti, danzatori, narratori, studiosi per dare una voce contemporanea al testo.


LA STORIA
«Quando pensai di raccontare la storia del Vajont - ricorda Marco Paolini - ero giovane e volevo restituire giustizia a chi non l'aveva avuta e anche mettermi alla prova, perché anch'io avevo memorizzato quella storia come un disastro naturale. Volevo raccontare l'ingiustizia. Dire i nomi dei colpevoli. Trent'anni dopo del Vajont sappiamo molto di più, giustizia è stata fatta e la memoria è stata ricostruita. Ma Vajont è anche una catena di errori». Ecco la chiave di lettura del nuovo racconto "VajontS 23", nel quale Paolini non è più da solo ma in un enorme coro. «Vogliamo spingere a riflettere sugli errori più che sulle colpe e a ragionare sulla complessità delle storie di tutto il nostro Paese. Per questo un Vajont con la S al plurale, perché le situazioni di fragilità dell'Italia, fragilità idrogeologica e le nuove situazioni di siccità a cui la crisi climatica ci espongono, richiedono anche al teatro e all'arte in generale di occupare un ruolo civile di colla sociale tra i cittadini». Il coro, precisa l'artista veneto, «chiama i cittadini senza fornire a loro delle risposte tecniche, senza indicazioni politiche su che cosa bisogna fare. Non compete a noi la direzione politica, ma ci compete rimettere i cittadini in una nazione, in una presenza attiva di quella che noi chiamiamo prevenzione civile». Cosa succederà dunque nella serata de 9 ottobre? «Non lo so esattamente ammette Paolini - Ognuno ha la libertà artistica di interpretare la sfida con i propri linguaggi, con i propri mezzi, integrando con altri racconti quello che era il "Vajont" originale. Con Martinelli e Vacis abbiamo semplificato il testo per facilitare il lavoro di narrazione e l'abbiamo messo a disposizione di tutti. Per chi sceglie forme differenti vale la fiducia nella storia di quel 9 ottobre e di quella valle».
Se la sera del 9 ottobre del 1997 Paolini era solo davanti alla diga in prima serata Tv, bucando il video e conquistando il grande pubblico, questa volta i VajontS sono al plurale con molti gangli in Veneto, in Italia e pure oltreconfine. C'è un rischio di dispersione? «Non so rispondere replica l'autore - perché non c'è una regia unitaria. Non è un movimento e non c'è una linea politica, anzi i teatranti hanno idee diverse e se provi a omologarle perdi la vera forza di questa azione, ovvero cercare delle risposte. Anche io ho il terrore che diventi un elenco di azioni, ma sono certo che tutti quelli che partecipano conoscano la storia e vogliano portarla a un pubblico con consapevolezza. Ecco, noi non abbiamo fornito un vero libretto di istruzioni e andremo incontro alla sorpresa».
SEGNALE
Il "Vajont" che lo ha portato ad essere uno degli interpreti più popolari del teatro italiano esce dunque dai panni del suo protagonista. «In questi anni "Vajont" è stato fatto da altri specifica Paolini - e la possibilità di trasmettere il testo è già stata verificata. Questa però è un'altra cosa. Si passa dal monologo al coro e questo serve per mettere l'accento sulla funzione delle reti sociali, ovvero la costruzione di una comunità. Un coro, prima di parlare, deve studiare una sintonia. Ecco la fatica del teatro: è il percorso dei corpi che parlano mettendosi in relazione con altri corpi e con una comunità che ascolta». Se dunque il successo di quel "Vajont" diede una spinta forte a quello che viene definito "teatro civile", «ora abbiamo capito che questo coro è la risposta al bisogno di un segnale collettivo». È un passaggio di testimone significativo per lui nell'ambito del progetto della Fabbrica del Mondo perché trasformare il suo monologo in un coro è il tentativo di usare questo testo come paradigma per parlare di presente e futuro, passando il testimone a centinaia di attrici e attori, migliaia di cittadini che da domani potranno disporne per parlare di altri "VajontS".


TANTI LUOGHI PARTICOLARI
Il 9 ottobre il racconto "VajontS 23" andrà in scena in contemporanea in molti teatri lungo tutta la penisola (da Roma a Milano, da Napoli e Palermo a Belluno, Mira, Vicenza, Verona, Udine, Trieste) e in alcuni luoghi particolari come dighe, piazze, circoli di lettura, spazi agricoli, l'ex ospedale psichiatrico Pini di Milano e l'Hangar 11 a Belluno, le aule del Politecnico di Milano, dello Iusve di Venezia. Saranno coinvolte compagnie del teatro di ricerca (CSS di Udine, La Contrada di Trieste, La Piccionaia, Farmacia Zooé, Babilonia) e pure i Teatri Stabili del Veneto e di Verona, con le voci di Gualtiero Bertelli, Gian Antonio Stella, Sandra Mangini, Ottavia Piccolo, Carlo & Giorgio, Maria Roveran, Gianmarco Busetto, Eleonora Fuser, Anna Tringali, Giuliana Musso, Maria Grazia Mandruzzato, Mirko Artuso, Giulio Casale e molti altri. "VajontS 23" varcherà i confini italiani con appuntamenti a Parigi, Edimburgo, Ginevra e Maiorca. Sul sito http://www.lafabbricadelmondo.org/ è possibile trovare la mappa completa dei gruppi che hanno aderito e dei luoghi in cui l'evento corale andrà in scena.

Ultimo aggiornamento: 11:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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