Il forno Rossi compie settant'anni: la ricetta di sacrifici e levatacce

Paolo, assieme alla moglie, a Mimmo e Ugo ha preso il timone dell'attività fondata dal padre Beniamino e dalla mamma Elda

Domenica 2 Luglio 2023 di Chiara Muzzin
Il forno Rossi compie settant'anni: la ricetta di sacrifici e levatacce

CASARSA - Dal 1953 gli zoccoletti, le ciabatte e le tartarughe prodotti in via Bainsizza, a San Giovanni, sono tra i lievitati più richiesti e apprezzati nel territorio. Ha compiuto ufficialmente 70 anni ieri il forno Rossi, l'unico panificio rimasto a Casarsa. Un punto di riferimento per i cittadini non solo per gli acquisti quotidiani, ma anche per qualche scorpacciata notturna, magari al rientro dalle feste o dalle serate in discoteca. La lunga storia dell'attività è stata celebrata ieri mattina con un momento conviviale, tra pizze e crostini totalmente artigianali, come vuole la tradizione del forno. Cambiano i volti, infatti, ma non i metodi. «Seguiamo ancora le ricette di una volta» spiega Paolo Rossi, titolare del panificio fondato dal papà Beniamino e dalla mamma Elda, originari del Veneto orientale.

Arrivati ad Arzene nel '52, i Rossi si sono stabiliti nel giro di poco tempo a San Giovanni, dove hanno dato il via alla produzione di pane. Una passione trasmessa a Paolo, che ammette di non averla abbracciata fin da subito. «Le mie due sorelle racconta sono entrambe farmaciste, e io stesso avevo intrapreso altri percorsi rispetto ai miei genitori, seguendo il mio interesse per lo sport».


Il ciclista

«Paolo era un ciclista professionista sorride il vicesindaco di Casarsa Ermes Spagnol, presente ieri mattina e poi è stato anche direttore tecnico, gestendo alcune squadre di ciclismo. Al pane si è avvicinato a quarant'anni». E non si è più allontanato dal forno, dove lavora quotidianamente da vent'anni. «Non ci fermiamo mai racconta la moglie Barbara Gri : l'impegno va dal lunedì alla domenica, e ci concediamo libero solo il giorno di Ferragosto». Barbara, pur facendo un altro lavoro, affianca da alcuni anni il marito nell'attività, dal momento che i due figli, poco più ventenni, sono autonomi e impegnati tra studio e lavoro. Paolo ha più di un braccio destro. C'è la moglie, ma ci sono anche Mimmo (Domenico De Ruvo), originario del sud Italia, ma «fornaio in Friuli da 38 anni» e Ugo Spagnoli, che gestisce la distribuzione dei prodotti. Dal forno di San Giovanni escono ogni giorno tra 3,5 e 4 quintali di pane. I Rossi hanno due rivendite, una in piazza Vittoria, nella frazione, dove si trovano anche tante specialità di pasticceria, e una a Casarsa, in via Trieste. Le pagnotte vengono distribuite anche in numerosi supermercati di tutto il pordenonese. A ripagare i sacrifici, tra levatacce e ritmi particolari rispetto ad altri lavori, sono i riscontri che arrivano dai tanti clienti che chiedono «il pane di Rossi».

I dolci

Non mancano le soddisfazioni anche per quanto riguarda l'ambito dolciario. La colomba pasquale prodotta dallo staff, negli ultimi anni è stata premiata come una delle migliori d'Italia ad un concorso nazionale di pasticceria. Ma il forno è anche "casa" per qualcuno, magari anche solo per un'ora. È l'unico posto dove c'è vita all'alba nella località. «C'è chi passa da noi per un caffè racconta Paolo e per un panino caldo o una brioche dopo una serata movimentata». È anche il ricordo dell'ex sindaca e attuale consigliera comunale Lavinia Clarotto, che ha partecipato al brindisi di ieri. «Sono tante le persone che sono passate qui osserva e altrettante le storie che hanno raccontato, soprattutto di notte». «Il panificio serve un territorio ampio aggiunge Clarotto ; quando ero piccola io c'erano diversi i fornai, ora abbiamo solo i Rossi».

I complimenti

«Dobbiamo solo fare i complimenti a questa attività storica conclude Spagnol che tanto ha dato e continua a dare alla nostra comunità, producendo un bene indispensabile. L'augurio è quello di trovare qualcuno che un domani continui così». I ragazzi di Paolo e Barbara per ora sono impegnati in altri ambiti, e i genitori non intendono forzarli, «per lasciarli libere di scegliere il loro percorso». Ma non si sa mai che la storia di famiglia si ripeta.

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